Anche Renzi soffre di “annuncite”

Gli annunci e gli effetti perversi che provocano

03 Sep 2014 motorpad.it
Anche Renzi soffre di “annuncite”

Presentando il programma dei 1.000 giorni, quello relativo alle riforme che il Governo ha intenzione di portare a termine entro il 2017, il Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi ha tenuto ad affermare con forza di non  soffrire di quella pestifera malattia che, finora, ha caratterizzato coloro che l’hanno preceduto a Palazzo Chigi: l’annuncite. Una dichiarazione impegnativa che merita qualche verifica, in particolare per quanto riguarda il comparto dell’Automotive.

Non si può infatti non rilevare che tra le misure “annunciate” (non si sa proprio quale altro termine usare) ci sono da registrare quelle che il ministro dei trasporti Maurizio Lupi ha, a questo punto incautamente, anticipato a luglio per stimolare il mercato dell’auto.

Ha parlato di interventi volti non solo a rilanciare la domanda, ma anche a ringiovanire il parco circolante con benefici effetti anche sull’ecologia.

La filosofia del provvedimento dovrebbe essere simile a quella che ha stimolato l’edilizia e cioè sostanzialmente un recupero di parte del prezzo d’acquisto dell’auto nuova meno inquinante e con consumi ridotti, nel corso di un certo numero di anni sulla denuncia dei redditi. 

Detta così l’operazione è di sicuro positiva, ma c’è un “ma”: di tutto questo non  c’è traccia nel decreto Sblocca Italia.

Finora siamo infatti fermi proprio a quel tipo di “annuncio” che Renzi dichiara di non voler mai fare e al quale non sono seguite disposizioni attuative per una immediata operatività. Il risultato del tutto ovvio, e puntualmente verificato, è che molti di coloro che avrebbero in animo di acquistare una vettura hanno con tutta probabilità rinviato la decisione d’acquisto in attesa di pagarla meno. Elementare Watson.

Non resta che sperare che a Roma si accorgano di quanto è sotto gli occhi di tutti e delle distorsioni provocate con questo modo di operare. E, soprattutto, non lascino passare altro tempo prima di porre rimedio al problema. Il settore dell’auto è troppo importante, socialmente, economicamente e per l’occupazione (1,2 milioni gli addetti della filiera) per continuare a sopravvivere privo di certezze e di una vera politica dei trasporti. Nella migliore delle ipotesi i semplici annunci lasciano il tempo che trovano e, nella peggiore provocano danni seri e deprimono ulteriormente l’economia invece di rilanciarla

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