Dieselgate Volkswagen: (non) scusate il ritardo

Almeno sei settimane di ritardo nella “rimessa a punto” delle auto coinvolte nel dieselgate.

22 Mar 2016 motorpad.it
Dieselgate Volkswagen: (non) scusate il ritardo

Due milioni e mezzo di auto Volkswagen (e strette parenti Seat, Audi, Skoda) in lista d’attesa per rifarsi una verginità a seguito del dieselgate dovranno armarsi di santa pazienza, perché – c’era da aspettarselo – è sorto qualche intoppo nella tabella di marcia programmata per il parco auto della Germania.

L’approvazione della KBA (l’Autorità Federale dei Trasporti e delle infrastrutture digitali) non è ancora arrivata per la Passat, poiché l’ente sta ancora verificando se le modifiche presentate da Volkswagen possano far rientrare il motore nella normativa Euro5 di cui la vettura si fregiava.

Per la cronaca, riassumiamo: in ottobre KBA fece sì che Volkswagen richiamasse i veicoli con motori diesel 1.200, 1.600 e 2.000 cc risultati non conformi con le emissioni di NOx (ossidi di azoto). Dopo l’approvazione del primo stadio di aggiornamento per 8.500.000 veicoli, in gennaio VW cominciò con il 2.0 del pick up Amarok. Entro la fine di febbraio era in programma di rimettere in regola 500.000 Passat, ma a quanto pare ci sarà da fare ancora un po’ di anticamera, almeno fino a metà aprile.

Nel frattempo, Volkswagen si trova ad affrontare un impressionante fuoco di fila fatto di azioni legali da parte dei clienti, investitori pubbliche autorità, in un crescendo che sembra poter moltiplicare se stesso.

È il caso di uno studio legale negli USA che ha dichiarato di poter patrocinare i ricorsi del clienti europei che si ritengono lesi dal dieselgate.
D’altro canto può succedere che non sempre il cliente ottenga soddisfazione. È successo a Bochum (Germania), dove il giudice ha dato torto a un querelante che voleva annullare l’ordine d’acquisto di una Volkswagen Tiguan, sostenendo che dopo il dieselgate la vettura sarebbe stata impossibile da rivendere, subendo così un consistente danno economico. Per inciso, il cliente ricorrerà in appello.

La causa – si badi bene – non ha toccato direttamente la VW, bensì un suo concessionario, ma dipinge con realismo il clima creato dallo scandalo emissioni e le relative azioni puramente speculative da parte di molti ricorrenti.

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