NISSAN GT-R

I test in pista sono sempre i più duri e probanti per una vettura.

21 Nov 2011 motorpad.it
NISSAN GT-R
I test in pista sono sempre i più duri e probanti per una vettura. Ci si trova di fronte ad una strana situazione perché, normalmente, un’auto è pensata per esprimersi su strade normali aperte al traffico e quindi non nasce per le staccate, le forti accelerazioni e le prestazioni al limite (o quasi) che richiede la guida in circuito. Se poi aggiungiamo che siamo anche noi guidatori di tutti i giorni e non veri e propri piloti professionisti c’è il rischio che non sempre si riesce a capire il vero valore del mezzo.

Però quando ti invitano a provare una vettura in circuito c’è sempre una corsa a chi riesce a liberarsi dai propri carichi di lavoro ed improvvisamente tutti sono pronti a partire.
E’ esattamente quello che si è riproposto in redazione quando una volta aperta la mail di invito si è scoperto che l’oggetto della prova era la Nissan GT-R, la supersportiva giapponese che da qualche tempo ha deciso di attaccare in maniera più che mai decisa tutte le più blasonate GT.

La scheda tecnica è infatti di primordine con un 3.800 cc V6 biturbo da 530 CV a 6.400 giri (che diventeranno 550 nel Model Year 2012, vedi articolo precedente) e 612 Nm di coppia disponibili tra i 3.200 ed i 6.000 giri/min. Si ottengono così prestazioni di 315 km/h di velocità massima e 3 secondi per lo scatto da 0-100. Il motore è montato anteriormente con il gruppo cambio sull’asse posteriore, un classico schema trans-axle con trazione integrale, albero di trasmissione in carbonio e cambio a doppia frizione a sei rapporti. Insomma un insieme di soluzioni per palati fini e piedi pesanti abituati al meglio.
Il giorno del test arriva poi proprio il lunedì successivo alla vittoria nel Mondiale FIA-GT, primo titolo internazionale conquistato dalla Nissan ad ulteriore conferma che quando c’è da andare forte di certo la GT-R è pronta ad ogni confronto.

A rendere ancora più interessante da un lato e preoccupante dall’altro si presentano condizioni meteo non proprio le più adatte per scendere in circuito, ovvero pioggia e freddo intenso. Aggiungiamoci anche che in Nissan non hanno trascurato proprio niente per mettere alla frusta la GT-R scegliendo come tracciato quello di Imola, una delle più belle ed impegnative piste europee tutta saliscendi e frenate da cuore in gola e curve cieche dove bisogna affidarsi molto all’esperienza e alle qualità intrinseche della macchina stessa.
E qui si arriva infine ad un altro non piccolo problema legato al fatto che non avendo mai girato ad Imola c’era anche da scoprire tutto di questo circuito
Per fortuna danno una mano gli istruttori della scuola di guida sicura Driving Camp di Carlo Rossi che, con molta abnegazione e supremo disprezzo del pericolo cui si espongono, predispongono un piano di avvicinamento graduale alla GT-R attraverso qualche giro con una Juke da 190 CV, per passare poi sulla 370 Z, una coupé a trazione posteriore da 340 CV. Si va insomma per gradi.

Quando parto per il mio turno di guida la pioggia scende insistente e non mostra nessun segno di voler rallentare. Usciamo dai box e in un attimo siamo alla frenata della prima variante, quella creata dopo l’incidente mortale di Ayrton Senna. L’inserimento è puntuale e la precisione dello sterzo trova una prima conferma; in uscita ci aspetta una insidiosa pozza d’acqua che fa leggermente scodare la vettura. Diventa provvidenziale e ci toglie dal problema la trazione integrale, insieme al non trascurabile aiuto che arriva dal comando del cambio sul volante. I paddle sono fissi sul piantone, a destra si sale di marcia e a sinistra si scala e il non dover togliere mai le mani garantisce un controllo quanto mai sicuro. Gli inserimenti si fanno via via più precisi con punti di frenata che guadagnano metri mentre le uscite in ripresa vanno in crescendo con il motore già in tiro che canta che è una bellezza. Anche il suono, infatti, è parte del piacere di guida e testimonia che le cose vanno per il meglio senza perdite di potenza o di aderenza.

Prendiamo il ritmo, giochiamo e modifichiamo l’assetto in corso d’opera grazie alle numerose possibilità a disposizione, tocchiamo velocità sorprendenti per essere sul bagnato. Sul rettilineo principale che altro non è che una lunga “esse” mi sento dire dall’istruttore di stabilizzare la velocità e di mantenere costanti i 230 km/h fino alla staccata. Se lui si fida, perché no?
Tutto però finisce dopo qualche giro sempre più divertente e in crescente confidenza con l’auto:
“mi dispiace ma dobbiamo rientrare ai box” dice l’istruttore al mio fianco. “Stai tranquillo – è la risposta - dispiace più a me”. Non è da tutti i giorni sentirsi un po’ pilota.
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