MotoGP Aragon
Lorenzo vince solitario, Pedrosa (2°) precede Rossi (3°) dopo una bella lotta. Marquez, eccede e si sdraia.
Sull’asciutta pista di Aragon, in Spagna, Lorenzo vince, sale a 6 successi in stagione, rinnova fiducia in sé stesso, arrivando a dire di essere quasi perfetto e rosicchia 9 punti a Valentino (ora a +14), splendido terzo dopo un duello mozzafiato con Pedrosa, mai cosi duro e deciso nel difendere la 2a posizione in un lungo e ravvicinato duello. Lorenzo domina nel modo che più gli piace, partenza a fionda e ciao ciao a tutti, per un GP solitario in testa. E’ il suo copione preferito, senza inutili (per lui) battaglie con altri protagonisti del motomondiale, che di solito inseguono, quando il 99 blu è in questa condizione.
Primo fra tutti il giovane Marquez, tutta foga e gas a doppia manetta, ma assai acerbo in tattica di gara e intelligenza non adrenalinica. Il 93 bianco-arancio al 2° giro si stende, mentre cerca di non far scappare Lorenzo e vanifica così un altro GP, rimediando l’ennesimo “zero” (il 5° del 2015), che non piace alla Honda, ma che ritrova il sorriso col redivivo Pedrosa, in giornata di grazia a cavallo della HRC n26 nel tener testa a Rossi dopo 10 giri avvincenti, acuiti nel finale da sorpassi e controsorpassi pennellati, senza carenate o scorrettezze, regalando spettacolo vero, sensazioni inebrianti e meraviglie da “tutti in piedi sul divano”. Dani, felice della performance odierna, mancava sul podio da metà luglio, dal Sachsenring, in Germania.
Per Rossi Aragon è il 13° risultato da podio su 14 GP. Solo a Misano, sulla pista di casa, non è stato nei top 3. Vale dopo qualifiche non brillanti, era atteso ad una gara non da primo attore, ma come spesso succede, in gara si trasforma e gira a suo favore quanto ha a disposizione. Con la faccia nascosta da quel casco dove il giallo fa da padrone sugli altri colori, attua la sua tattica migliore, cercando di limitare al massimo la perdita di punti iridati sull’imprendibile compagno di squadra. Se in Romagna issava un pesciolino inseguito dallo squalo cattivo, qui assomiglia ad un manga giallo-blu, pronto a mordere la restante Honda. Sbaglia molti attacchi però e la “mangusta n26” si difende per 20 giri, cancellando i sogni di una doppietta Yamaha. L’irriducibile Rossi, quello vero, quello della domenica, si deve accontentare del gradino più basso del podio e perdere altri punti, masticando un po’ amaro a fine GP. "Le ho provate tutte - dice a fine gara - è stato un bellissimo duello! Dani è sempre riuscito a ripassarmi, anche nell'ultimo giro. Era ispirato, non mi ha fatto passare, né dato chance. Avrei voluto 4 punti in più". Pedrosa gli fa eco: "Resistergli è stata dura, sono felice, perché il corpo a corpo non è il mio lato migliore. Non so come ci sono riuscito, ma è bellissimo", mentre Lorenzo chiosa: "Con Marquez in pista non so se avrei vinto, o avrei comunque fatto più fatica. Contento del recupero di parte dei punti persi". Questi i pensieri dei protagonisti cui fa da contraltare il mea culpa di Marquez: "Posso solo dire scusa al team e ai tifosi per quando successo: volevo vincere questa gara. Ero vicino a Jorge, ma ho spinto troppo, è stata tutta colpa mia".
Le Ducati segnano un positivo 4° posto con Iannone, in gara con la spalla sublussata con Dovizioso subito dietro (ma a 17 secondi), dopo prove disastrose. "Ho recuperato fino al 5° posto, ma non avevo passo. Non possiamo esser contenti per quanto abbiamo fatto nel week-end”. Ritiro invece (il primo stagionale) per Petrucci, scivolato al 9° giro.
Aragon ed Austin (Texas) sono le uniche piste dove Rossi non ha mai vinto, ma Valentino lascia l’Europa per il trittico in Giappone, Malesia e Australia con 14 punti di vantaggio su Lorenzo. Un bottino né sostanzioso, né garante di tranquillità, ma conscio che sui prossimi circuiti, potrà lottare alla pari col maiorchino che vuole a tutti i costi batterlo. Dalla sua ha volontà e forza agonistica che nessun altro può vantare sulla griglia, unite a un’elevata dose di esperienza che potrebbe rivelarsi l’arma risolutiva nella lotta iridata. A Motegi, Sepang e Phillip Island, piste favorevoli al pesarese, non dovrà guidare in attesa, perché l’esito di Misano docet… E l’attacco è da sempre il miglior modo di difendersi.