Auto Shanghai 2017
Il Salone di Shanghai sempre più al centro del mondo dell'auto.
Sarà Shanghai la nuova capitale mondiale dell'auto? Domanda più che legittima dopo quello che si è visto alla 17ª edizione del Salone dell'Auto in quella che viene universalmente riconosciuta come la capitale economica, finanziaria, commerciale e delle comunicazioni della Cina. E detentrice anche del titolo di città più popolata al mondo con i suoi 25 milioni di abitanti.
A tutto questo il 17º Salone dell'Auto - che si è tenuto per la prima volta nel 1985 - le ha probabilmente assegnato un nuovo primato: quello di prossima capitale mondiale dell'auto. Mentre infatti le classiche manifestazioni del genere soffrono di una evidente incapacità di rinnovamento della formula espositiva e registrano preoccupanti defezioni di costruttori, Shanghai vede crescere costantemente la sua importanza, la forza attrattiva per gli espositori e la qualità e il numero di novità presentate. Ospitare il centro espositivo del più grande mercato del mondo capace di assorbire qualcosa come 24 milioni di immatricolazioni all'anno e con ampie possibilità di crescita, non può non avere il suo peso e va anche tenuto conto che sono decine e decine le marche locali che hanno qualcosa da mostrare. Sono però le opportunità offerte dalla globalizzazione, dagli accordi di collaborazione, dalle partecipazioni azionarie tra costruttori (ad esempio Dongfeng in PSA) o dalle acquisizioni totali (Volvo passata a Geely) a spostare gli equilibri e a "occidentalizzare" "americanizzare" e "giapponesizzare" sempre più la Shanghai dell'auto.
Per queste buone ragioni si è anche accentuata la presentazione di novità mondiali e concept sviluppati da costruttori stranieri o associati a marche locali che hanno debuttato in anteprima mondiale proprio a Shanghai. Fenomeno che ha riguardato, in particolare, auto elettriche o ibride chiamate a rispondere alla crescente domanda di veicoli così alimentati per contrastare gli alti livelli di inquinamento nelle megalopoli cinesi.
Un altro aspetto interessante messo in luce a Shanghai è quello dell'evoluzione dello stile nelle produzioni locali. Se è vero che anche in quest'ultima edizione del Salone si sono viste (specie nelle grandi produzioni di serie) modelli che non incroceranno mai il gusto europeo, si è visto anche che i grandi stilisti italiani, meno utilizzati dai grandi Gruppi internazionali che si sono attrezzati con Centri Stile propri, hanno sempre un grande fascino e clienti in Cina. Lo dimostra chiaramente Pininfarina che, a proposito di auto elettriche, ne ha sviluppate tre per il Gruppo Hybrid Kinetic di Hong Kong che le ha portate a Shanghai. Una conferma dell'importanza del Salone cinese e, mi sembra evidente, dell'importanza della scuola italiana del Design Auto.
E allora quale futuro attende i Saloni che conosciamo così legati a formule organizzative ed espositive decisamente cristallizzate e poco inclini a rinnovarsi? Difficile ipotizzare i modi, e soprattutto i tempi, dei cambiamenti che si annunciano, ma è certo che alcune manifestazioni classiche perderanno appeal, come sta succedendo, ad esempio, per Francoforte che già registra molte defezioni.
Avranno forse più capacità di "resistere" Ginevra in Europa per la forza della tradizione e di una neutralità sempre sbandierata e poi Detroit in America per la specificità della produzione americana e per il peso del mercato locale e infine Tokyo per il valore di una cultura unica e originale e per una dislocazione produttiva giapponese ormai diffusa in molte aree nel mondo.
Come si dice in questi casi: lo sapremo - molto presto - soltanto vivendo.
E continuando a passare, nonostante tutto, molto del nostro tempo in auto sempre più belle, sicure, rispettose dell'ambiente e connesse. Come molte di quelle viste a Shanghai e che è sempre più difficile definire, con la sufficienza di un tempo, "auto cinesi".