Bevande energetiche: mode da bloccare
Gli Energy Drinks sono bevande analcoliche contenenti sostanze stimolanti destinate a fornire vigore e prestanza al consumatore.
Una popolarità straripante - specie tra gli under 30 - se si pensa che più della metà degli studenti pare ne faccia uso per migliorare la propria concentrazione prima di affrontare una prova, trarre maggiore sicurezza sessuale, per divertimento o unicamente per rinfrescarsi in discoteca.
A differenza degli Sport Drinks, formulati per reidratare, queste bibite tonificanti dall’aria leggera contengono in realtà oltre alla caffeina (che per legge non può superare i 32 mg/100 ml, più o meno la quantità contenuta in una tazzina di caffè) altri eccitanti attivi sul sistema nervoso centrale, sul cuore e sulla circolazione. Venduti in lattine colorate spesso simili nel gusto e nell'aspetto alle altre bibite gassate gli Energy Drinks, di per sé innocui, costituiscono un’incognita per la salute in virtù della pratica modaiola di mescolarli all’alcol, sebbene le ditte produttrici sconsiglino di farlo.
Quest’uso improprio favorisce, più che comportamenti deviati, la percezione ingannevole dello stato di ebbrezza. Non capire in tempo che si è raggiunto il limite. Grazie infatti agli zuccheri che danno un gradevole sapore al mix, invitando così ad un maggior consumo di alcol ed alla caffeina che ne maschera gli effetti depressivi (fatica, sonnolenza, torpore) questi cocktail diabolici finiscono in pratica col trasmettere l’idea di essere invincibilie ritardando la sensazione di aver già toccato il fondo generano false sensazioni di sobrietà. In pratica, ci si sente lucidi, non si avverte la stanchezza, non si ha sonno e ci si mette al volante anche se mancano del tutto prontezza di riflessi, coordinazione motoria, percezione della velocità e della distanza, di quando si è sobri.
Insomma, si pensa di star bene, anche quando così non è; come ha ben provato uno studio condotto tra studenti di dieci università americane in cui ragazzi che mischiavano alcolici e bevande energetiche si ubriacavano il doppio di quelli che bevevano soltanto alcol. Un timore dunque più legato alla modalità del consumo che non al prodotto in sé, come anche sottolineato dal Comitato per la sicurezza alimentare del Ministero della Salute. Malgrado molti produttori si siano impegnati in attività di promozione e marketing volte a raccomandarne un consumo consapevole e responsabile, le principali aziende leader del settore seguitano purtroppo a trasmettere l’idea di innocue e geniali alchimie per poter vivere al massimo ogni istante della giornata, incuranti dei disturbi che favoriscono (aumento della pressione sanguigna, disturbi del sonno, alterazioni dell’umore, mal di testa) e delle capacità che mostrano nell’acuire gli effetti dell’alcol.
Se l’uso di queste bevande è stato sconsigliato per i possibili danni a fegato, cuore e ossa a minori, ipertesi, diabetici, obesi, gravide e persone a rischio cardiovascolare, altre spinose questioni restano sul piatto. Qual è il prezzo da pagare per poter migliorare le proprie prestazioni o per tenersi svegli a tutti i costi durante le serate alcoliche? Cosa significa poter commercializzare questi prodotti in libera vendita? Venderli in bar, discoteche e autogrill, l’85% delle volte? Poterli acquistare in rete, dove girano articoli in Italia vietati, alcolici e con tassi di caffeina doppi di quelli consentiti dai vigenti vincoli legislativi? Un inganno tira l’altro diceva Terenzio. Ancora una volta un serio problema di sanità pubblica, nato da una trasgressione soft.