Dove va l’automobile
Il futuro dell’auto, fra guida autonoma e propulsioni alternative.
Fra le tante novità e proposte del Salone di Ginevra relativa alla guida autonoma e alle propulsioni alternative particolarmente significativa è la BMW Vision Next 100. Vettura fascinosa con la sua “pelle” squamata, con il suo volante a scomparsa spiazza l’appassionato che ha sempre accettato senza riserve il motto che ha reso la casa di Monaco famosa nel mondo: “The ultimate driving machine”.
Ora, se BMW ha deciso di presentare quella che potrebbe essere “The ultimate NON driving machine” vuole dire che, in questa direzione, siamo davvero a una svolta epocale.
Il prossimo passo n questo senso potrebbe essere fatto nel 2022, quando a partire dal mese di settembre (model year 2023) tutte (o quasi) le auto di nuova immatricolazione sul mercato USA saranno dotate di frenata automatica.
All’accordo partecipa l’insieme dei costruttori che forma il 99% delle vendite statunitensi e conferma come il mondo dell’auto sia spesso più avanti e propositivo del legislatore. In questa prospettiva, l’Istituto per la Sicurezza Stradale (NHTSA) prevede una riduzione degli incidenti di ben il 20%, scendendo da 5 a 4 milioni di sinistri/anno.
Dunque una rivoluzione addirittura superiore a quella portata dall’introduzione dell’ABS e in seguito dell’ESP, che con tutta probabilità verrà presa in considerazione anche in Europa. Pur non tecnicamente collegati, l’argomento sicurezza e quello delle energie alternative sono i compagni di viaggio del futuro dell’automobile.
Si parla naturalmente di propulsione elettrica e ibrida nelle sue diverse configurazioni, per le quali si prevede un notevole sviluppo, nonostante l’attuale congiuntura che vede di nuovo il petrolio come fonte energetica economicamente ancora più vantaggiosa.
Saranno invece le normative anti-emissioni sempre più stringenti a favorire l’elettrico o, quantomeno, la sua integrazione al motore a combustione (ibrido).
Torna quindi alla ribalta la previsione per l’Europa di 750.000 nuovi veicoli ibridi nei prossimi tre anni; una cifra data sullo slancio dei 280.000 pezzi venduti nel 2015 (+22% sul 2014), ma tutta da verificare.
A differenza dell’Italia, dove il plug-in non trova una situazione favorevole a causa delle infrastrutture insufficienti, nel resto d’Europa risulta la tecnologia vincente con 96.451 veicoli nel 2015. (+163%), di cui 31.214 sono Mitsubishi Outlander. Seguono Volkswagen/Audi e BMW, la cui i8 sarà presto realizzata anche come roadster.
Oltre alle infrastrutture, giocano un ruolo chiave gli incentivi alla clientela. Ne è un chiaro esempio l’Olanda, terzo mercato mondiale dei plug-in e primo in Europa (37.048 esemplari nel 2015), dove il bonus fiscale per auro aziendali può toccare i 7.000 euro/anno.
Situazione paragonabile nel Regno Unito, dove sono stati venduti 62.871 veicoli ibridi, sia normali, sia plug-in, grazie a incentivi fiscali applicabili alle imprese come al singolo contribuente. Proprio in Inghilterra è costruita la Toyota Auris, l’ibrida di maggiore successo europeo, con 74.415 unità nel 2015.
Altri grandi costruttori non stanno a guardare. È il caso di Hyundai, che conta molto sulla Ioniq, nello stesso segmento dell’Auris.
Un parziale cambio di rotta si sta verificando nel Gruppo PSA, dove la tecnologia diesel+elettrico cederà il passo al benzina+elettrico, con strutture meccaniche più semplici dell’attuale AWD diesel ibrido.
Nel medio termine, le case non vedono la propulsione elettrica pura (o “estesa” con piccolo motore a combustione) come la via da percorrere. Saranno in molti a sposare la causa del mild-hybrid, dove il motore elettrico ottimizza il rendimento del classico motore termico. Una soluzione efficiente e meno impegnativa, grazie a batterie più piccole, motori elettrici meno potenti e l’uso di tensione a 48 volt.
Vedremo nel 2017 una Renault Mégane diesel “mild”, della quale si prevedono emissioni CO2 di 76 g/km, ben al di sotto della soglia di 95 grammi prevista per il 2020.
E forse sarà proprio questa la soluzione in grado di “salvare capra e cavoli” anche in un paese come il nostro, dove finora tanto si è parlato ma poco si è fatto.