Gli Smutandati
Un minimo di serietà e di rispetto.
Perché rinunciare ad un minimo di serietà, rispetto per se stessi e per gli altri se si decide di partecipare o si è invitati ad un evento, ad una manifestazione, ad un impegno importante?
Mi spiego meglio e con un esempio concreto. C’era un bel dibattito in corso, l’altro giorno, alla radio. In un istituto scolastico superiore una commissione d’esame si è rifiutata di interrogare uno studente che si era presentato in calzonacci corti, infradito e maglietta pubblicitaria da spiaggia strategicamente lacerata. “…tanto dopo devo andare al mare” si è giustificato lo stupidotto che nemmeno si era posto il problema del rischio di predisporre negativamente i commissari. Riteneva del tutto normale muoversi come se al mare già ci si trovasse e, se lo lasciavano fare, magari a metà prova, si metteva in costume da bagno.
Non solo, ma ho anche letto (e uno degli avvocati presenti me l’ha confermato) che un presidente di tribunale ha rimandato a vestirsi più correttamente una avvocatessa che si era presentata in aula con gli infradito.
Mi si è accesa una lampadina anche perché sullo stesso argomento - cioè di un abbigliamento quantomeno attento ad un minimo di decenza (lasciamo perdere il buon gusto) e di rispetto per l’evento cui si è partecipa - una puntualizzazione a mio avviso non è più rinviabile neanche nel nostro settore.
Non che occorra andare ad una conferenza stampa in doppiopetto o alla cena che di solito chiude la giornata in smoking, e non voglio passare per il solito vecchio scassaminchia, ma di polpacci pelosi, calzoni da pescatore, felpe da black block e scarpacce da traversata nel deserto se ne vedono ormai davvero troppi.
Sorprende a questo proposito, e se ne parla da tempo e apertamente tra noi giornalisti, che le Case sopportino questo stato di cose e questa dilagante assenza di stile e di rispetto.
Magari si affannano a incorniciare l’evento in ambientazioni di prestigio, a fissare i posti a tavola, a metterti alla guida di modelli di cui vengono, giustamente, esaltati i contenuti di stile e di qualità e poi… e poi succede che c’è anche chi a tavola beve a canna (è capitato, credetemi) o che al volante si sieda uno che sembra che quell’auto l’abbia rubata per correre dal pusher preferito.
E fin qui siamo nell’ambito della buona educazione e di quel minimo di rispetto per gli altri e per se stessi. Come fanno benissimo, e con una evidente lezione di buon esempio, le nostre colleghe giornaliste che invece si presentano sempre come per una sfilata di moda o quasi.
La situazione peggiora ulteriormente se poi si scende nel comportamento professionale e nella qualità della comunicazione che sempre più spesso proprio la stessa categoria degli “smutandati” offre.
Ho già trattato l’argomento in un precedente intervento dal titolo “Tu chiamali, se vuoi, giornalisti”, ma mi sono arrivate da più parti segnalazioni - letteralmente scandalizzate - di un servizio su FB delle cui immagini, dialoghi e comportamenti tra i due a bordo c’è veramente da restare senza parole.
Un incredibile campionario di cretinerie, maleducazione pura, incoscienza nel trattare la vettura affidata in uso o per la prova, mancanza di rispetto per il marchio e di attenzione alla sicurezza. Il tutto messo in mostra con contorno di spiritosaggini volgari e risate sguaiate.
Si comincia con un “… facciamoci questa marchetta” che è già una dichiarazione di deontologia allo stato puro; poi si scade nell’irritante linguaggio dei cretini che vogliono essere spiritosi, mentre uno guida senza un minimo di prudenza e l’altro se ne sta stravaccato con i piedi sul cruscotto. Tutto per informare lo sparuto “social” di appartenenza che loro le auto le ottengono in uso o, più realisticamente, solo per dimostrare che sono vivi.
Fossi il PR interessato farei causa ai due maleducati incoscienti.
Ma mi domanderei anche se la mia marca e il mio prodotto è proprio a questo tipo di clientela si rivolgono. E soprattutto se simili comportamenti hanno qualcosa a che fare con il giornalismo e la miglior comunicazione. Girovagate per FB e ve ne renderete conto.