Il cuscino salvapedone
Dopo il pedestrian detection che grazie all’ausilio di un radar inserito nella griglia anteriore della vettura e di una telecamera posta nei pressi dello specchietto retrovisore è in grado di rilevare la presenza delle persone nei paraggi ed azionare
Presentato al recente Salone dell’Automobile di Ginevra da Volvo, produttore da sempre attento al tema e già prodigo di felici innovazioni in materia di sicurezza, il dispositivo è costituito da un grande airbag a forma di ferro di cavallo che, una volta sganciata la parte posteriore del cofano, fuoriesce dalla base del vano motore e va a coprire come una grossa ciambella piena d’aria circa un terzo dell’area del parabrezza e la sezione inferiore dei montanti anteriori.
Operativo a velocità comprese tra i 20 e i 50 km/h ed attivato in pochi decimi di secondo da una serie di sensori disposti nel paraurti dell’auto, capaci di riconoscere in modo selettivo la collisione con un pedone dall’urto fortuito procurato ad esempio dal pallone sfuggito dalle mani d’un bambino che gioca in strada, questo cuscino impedisce di fatto che il pedone investito vada a colpire con il capo o il torace il parabrezza o i montanti della vettura: le zone responsabili, in caso di collisione frontale, delle conseguenze più gravi per l’investito.
Come illustrato dai progettisti del gruppo dopo decine di crash test su manichini, questo “pallone”, che si va ad aggiungere ad altri già esistenti all’interno dell’abitacolo destinati agli occupanti della vettura, sembrerebbe in grado di mitigare gli effetti del tamponamento e ridurre sensibilmente il numero delle vittime tra i pedoni: secondo stime recenti il 14% del totale dei morti della strada.
I pedoni, gli utenti senza dubbio più vulnerabili dell’intero panorama stradale, hanno di fatto tratto ben pochivantaggi dalla crescente sicurezza di automobili e strade. Anzi, spesso si sono ritrovati danneggiati dalla compensazione psicologica del rischio: pretesto per alte velocità sulle strade e condotte di guida scriteriate, contrarie ai più elementari principi di sicurezza.
Sebbene in molti abbiano argomentato sul tema della severa applicazione e dell’inflessibile vigilanza dei limiti di velocità, sostenendo come questo non porti necessariamente ad una guida più sicura, èstato dimostrato che soltanto portando la velocità nei centri cittadini da 50 km/h a 30 km/h si riuscirebbe a ridurre il rischio di morte per i pedoni di otto volte. Come è noto, in caso di collisione è la velocità a determinare la severità del danno, sia per gli occupanti del veicolo che per i pedoni. E per chi viaggia più lentamente risulta essere preponderante il fattore velocità del mezzo che marcia più spedito, come sostenuto più di 30 anni fa da Ashton e Mackay che avevano documentato tassi di mortalità del 5% in pedoni colpiti a 30 km/h , del 45% a 50 km/h e dell'85% a 65 km/h.
Dunque ben vengano innovazioni come questa, atte a sviluppare un’idea di sicurezza che si rivolge non solo all’automobilista ma anche a quanti si muovono intorno all’auto. Oscar Wilde affermava che “il destino non manda araldi, perché è troppo saggio o troppo crudele per farlo”.
Che sia davvero arrivato il momento di smettere di considerare i feriti e le morti da traffico come una conseguenza inevitabile dell'utilizzo delle strade è bello in fondo provare a crederlo.