In viaggio verso il 4 marzo, ma tutti dimenticano l’auto e gli automobilisti
Le campagne elettorali di ogni stagione e schieramento hanno sempre almeno due comuni denominatori: la promessa di clamorosi tagli di tasse e l’estrema vaghezza su chi e con quali soldi pagherà questi tagli che, se fossero così facili da fare, come mai nessuno ci ha pensato prima. In pratica anche questa tornata elettorale sta esibendo programmi con una paurosa mancanza di realismo e concretezza e per quanto riguarda il mondo delle quattro ruote la Compagnia dell’Automobile ne fa puntuale denuncia con una osservazione di fondo: come mai nei programmi elettorali non c’è traccia delle parole “auto” e “automobilisti” ? Non si sono ancora accorti, i politici di professione e gli aspiranti tali, di quanto il comparto Automotive concorra allo sviluppo economico dell’Italia e di quanta gente con e per l’auto viva e lavori?
I dati del 2016 dell’ANFIA (l’associazione delle aziende della filiera dell’auto), ultimi disponibili possono rinfrescare la memoria, tenendo però presente che sono tutti valori in crescita nel 2017 dato l’aumento delle immatricolazioni, dei carburanti, dei pedaggi autostradali:
- Entrate tributarie 73 mld di euro = 16% del totale e 4,3% del PIL (media UE 3%)
- Gettito fiscale da acquisto 8,8 mld
- Gettito fiscale da possesso (bollo) 6,6 mld
- Gettito da utilizzo (carburanti) 57,5 mld
- Pedaggi autostradali 2,03 mld
- Premi assicurativi 3,88 mld
- Parcheggi e multe 5,62 mld
Non scordiamo che per questa ultima voce il Codice della Strada stabilisce di investire il 50% in sicurezza, miglioramento della rete stradale e segnaletica; cosa che in realtà non capita spesso in quanto i soldi servono ai Comuni per “fare cassa” per altre spese e aggiustare i bilanci.
Resta comunque evidentissimo che il cittadino automobilista continua ad essere spremuto come un limone in cambio di niente e che nessuno prometta di lasciargli un po’ di euro in più nelle tasche da rimettere in circolo a sostegno dell’economia reale.
Convinta che sia nell’interesse di tutti perseguire questo obiettivo la Compagnia dell’Automobile rilancia al riguardo alcuni punti del suo programma e li indica alla riflessione di chi si candida a governare.
Il primo è la richiesta di uno sconto sulle polizze RCA da applicare in rapporto alla dotazione di sistemi di sicurezza attiva, passiva e preventiva presenti nell’auto che con la loro funzione riducono gli incidenti o ne rendono meno costoso il risarcimento. Non è equo che i conseguenti vantaggi economici vadano tutti in una sola direzione specie se questi sistemi, in un modo o nell’altro, si ritrovano nel prezzo dell’auto. È appena il caso di far notare che si tratta di una riforma a costo zero per lo Stato e facile da realizzare, tanto che l’Assicurazione ITAS già la applica e Generali Italia ci risulta ci stia pensando. Una misura del genere darebbe anche una risposta ragionata all’Ania (l’associazione delle imprese assicuratrici) che con la Presidente Maria Bianca Farina nell’Assemblea del luglio 2016 si era posta la domanda su come il comparto assicurativo potesse concorrere allo sviluppo economico del Paese.
Si può e si deve poi tener conto che per materiali, processi produttivi e controlli le auto di nuova costruzione non sono soltanto più sicure, ma anche meglio costruite e meno esposte a guasti. Ottima ragione, quindi, per prolungare la Garanzia ferma da tempo ai due anni di legge o allungata a pagamento o utilizzata per promuovere nuovi modelli.
Anche in questo caso costi zero per lo Stato e, per i costruttori, una provata fidelizzazione più lunga della clientela.
Infine potrebbe essere addirittura a saldo attivo un intervento per svecchiare il parco circolante italiano dove, come segnala l’Unrae (l’associazione dei costruttori esteri) su quasi 38 milioni di auto circa 9,5 milioni hanno oltre 17 anni di vita: troppi ferri vecchi inquinanti e poco sicuri. L’investimento per un incentivo alla sostituzione, ora in pratica a carico dei costruttori,esce dalla porta e rientra dalla finestra con l’IVA sulle auto nuove di sostituzione.
Lo prova l’impulso che lo scorso anno ha dato al settore il superammortamento per le auto aziendali in quanto strumenti di lavoro e dove il rinnovo dei parchi aziendali ha sicuramente contribuito a far raggiungere il traguardo di 1.970.384 auto nuove riconsegnando all’Automotive il suo storico ruolo di traino per l’economia. È stato anche un contributo vero, insieme al continuo sviluppo tecnologico, alla qualità dell’aria che respiriamo. Infinitamente più efficace di quanto si ottiene da certe amministrazioni centrali e locali che si riempiono la bocca di ecologia senza inventare altro che divieti inutili e punitivi.
Ci riflettano allora i candidati del 4 marzo.
E non dimentichino l’auto anche per i suoi valori culturali e di passione. Più che mai validi sotto molti aspetti. In caso contrario non si aspettino il nostro voto.