L’eterno problema della fusione Motorizzazione-ACI
Arriverà prima la “fusione a freddo” dei metalli. Trent’anni di chiacchiere e sprechi
Continua da oltre trent’anni l’osceno balletto di promesse, proposte, ripensamenti e rinvii su quella che a tutti, e agli automobilisti in particolare, sembra una questione un pochino più semplice da risolvere della pace in Medio Oriente o della guerra alla mafia e cioè quella del passaggio di alcune funzioni, come la tenuta del Pubblico Registro Automobilistico (il famigerato PRA) dall’ACI alla Motorizzazione.
E’ un caso esemplare di semplici funzioni che sono inspiegabilmente suddivise tra i due Enti e due Ministeri (Infrastrutture la Motorizzazione e Turismo l’ACI) che potrebbero, o meglio dovrebbero, essere accentrate da una parte o dall’altra con conseguente facilitazione delle procedure e riduzione dei costi per chi possiede un mezzo a motore.
Nel frenetico, e alla prova dei fatti troppo ottimistico, piano di riforme del Governo Renzi, pareva tutto risolto: il PRA doveva rapidamente passare alla Motorizzazione e tutte le scritture relative alla proprietà dell’auto dovevano finire su un unico documento, quello con i dati tecnici del veicolo emesso dalla Motorizzazione. Semplice no? Meno carta in giro, meno tempo buttato via negli uffici, meno costi per i cittadini.
E invece ancora e sempre parole, parole, parole (anche se non cantate divinamente da Mina) e tutto quello che doveva cambiare rimane esattamente come prima. Succede infatti che le lobby forti, interessate a mantenere le cose (e le prebende) come sempre, hanno messo tale e tanta sabbia negli ingranaggi da fare in modo che la promessa e incautamente sbandierata riforma finisse per essere affossata in un più ampio, complicato e lungo programma di Riforma della Pubblica Amministrazione.
Saranno, c’è da scommetterci, tempi biblici perché è un po’ come dire: riformiamo prima lo Stato nel suo insieme, smantelliamo la pletorica burocrazia che lo paralizza, chiudiamo i carrozzoni burocratico-politici che vivono di privilegi e sovvenzioni e poi, con calma, mettiamo mano all’ACI ed alla Motorizzazione.
Si sono anche accorti, chissà mai perché solo ora, che l’ACI ha 2.500 persone in 106 uffici provinciali per la gestione dei suoi documenti e che la riforma, come tutte le riforme, avrebbe un costo immediato (calcolato in circa 160 milioni) e un minor gettito per l’Erario. Sui risparmi che si genererebbero nel tempo per la comunità meglio chiudere un occhio.
E allora tanto vale applicare la regola aurea del rinvio, rinviando al contempo i possibili risparmi in tempo e soldi per gli automobilisti. La riforma da anni e troppe volte data per fatta torna al punto di partenza come i boomerang degli aborigeni australiani.