L’inchino nella cultura giapponese, nel bene e nel male

20 Nov 2017 Marcello Pirovano
L’inchino nella cultura giapponese, nel bene e nel male

L’inchino è una costante storica e culturale nella vita giapponese. Lo troviamo da sempre in ogni tipo di rapporto interpersonale, gerarchico, formale e di lavoro.
Il mondo dell’auto non fa eccezione e una volta di più me ne sono reso conto al recente Salone di Tokyo dove, da visitatore che veniva da lontano, sono stato oggetto di molti, graditi, amichevoli e sicuramente immeritati inchini di benvenuto.  

Ovviamente non tutti gli inchini sono uguali e lo dimostrano quelli di ben altra importanza che, nelle prime due foto, si sono scambiati con la massima e reciproca deferenza i presidenti di Toyota, Akio Toyoda e Suzuki, il vecchio e saggio Osamu Suzuki. Nell’occasione c’erano da ufficializzare gli accordi sul comune impegno per la ricerca avanzata. Oppure quello tra lo stesso CEO di Toyota e quello di Mazda, Masamiki Kogai, alla firma per lo scambio di partecipazione azionaria tra le rispettive aziende che prevede anche di costruire insieme negli USA un impianto negli USA dove produrre 300.000 veicoli all’anno.

Momenti importanti e di successo, quindi, sottolineati con la dovuta solennità anche formale.
Atmosfera ben diversa, ma intrisa di sincera contrizione, quella invece mostrata nella terza immagine (Corriere della Sera).  Testimonia le scuse che il presidente di Nissan, Hiroto Saikawa, si è sentito in dovere di esprimere in pubblico per lo scandalo del “Nissangate”. Ricordate? Riguarda i dati falsi sulle emissioni di alcuni modelli della marca i cui controlli sono stati affidati a personale non all’altezza del compito e senza la necessaria preparazione tecnica.

Da qui le conclusioni errate (ma con emissioni effettivamente fuori norma) comunicate alle autorità di controllo e, quel che è peggio, all’opinione pubblica. Cose che succedono in tutte le parti del mondo e in molti settori produttivi e della finanza. Banche in testa, vero? E il “dieselgate”, per noi europei, non è certo una cosa nuova. La differenza è che, fuori dal Giappone, di foto di boss piegati ad angolo retto per chiedere scusa, a tutti, dei guai provocati non ne ho trovate. E tanto meno si ha notizia di managers che si sono ridotti lo stipendio per autopunirsi. Semmai si sono autofissata una lauta liquidazione. 

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