La trattativa GP Monza-Ecclestone

Ecclestone, "cattivo Davide" di turno, ha incontrato i soliti Golia incapaci e una volta di più se li è mangiati.

10 Sep 2015 motorpad.it
La trattativa GP Monza-Ecclestone

Non è mica una storia nuova quella di Davide e Golia. E anche questa volta è finita come ci si aspettava: ha vinto il piccolo (fisicamente) Davide che aveva di fronte grandi dilettanti.

Terreno dello scontro il circuito di Monza dove è andata in scena una rappresentazione di alto valore scenografico, televisivo con i Big di ogni tipo investiti del problema del rinnovo del contratto e con Ecclestone/Golia schierato impettito in prima linea sul traguardo a cantare, con loro, Fratelli d'[1] Italia. Sembrava la linea del Piave, con il furbo e inflessibile vecchietto bianco primo tra i difensori del G.P. di Monza. Del suo Piave, s'intende, non certo di quello che tutto il mondo ama e vuole tenere. In vita.

Lo si è capito subito, già prima di questa passerella protocollar/canora/televisiva. E si è capito che aveva vinto il "nano cattivo" venuto a Monza non per trattare, ma per ribadire chi comanda in F1. E a ricordare che sport ed affari non da oggi sono due mondi diversi che ormai si incontrano non tra folle deliranti di passione, ma nella riservatezza degli studi legali e ai quartieri alti delle banche internazionali. Tutto il resto è concessione allo spettacolo, alla vanità e ad una buona dose di dilettantismo.

Per rendere ancora più chiaro il concetto, il diabolico Bernie ha presentato una richiesta delle sue che, da sola, sarebbe bastata per non sedersi neanche al tavolo delle inutili trattative.

Invece di una classica e sicuramente animatissima conferenza stampa finale, ecco inventata la "trattativa con 2 testimoni", come per la vendita di un terreno. Due testimoni di livello per fortuna: il grande, indiscutibile, Pino Allievi colonna storica della Gazzetta dello Sport e Daniele Sparisci brillante penna del Corriere della Sera. E meno male che non si è pretesa anche la presenza di un giornalista "140 caratteri". Questo per dire del livello di fiducia e di autorevolezza che il "Davide cattivo" nutre nei confronti dei suoi interlocutori, che, d'altra parte poca ne meritano per i mesi e mesi che sono passati e che  ancora devono passare prima della soluzione che tutti auspicano.

Mi auguro davvero che alla conclusione dell'accordo manchi solo quello 0,1% che il Presidente della Regione Roberto Maroni ha smicrofanato urbi ed orbi. Avrei però preferito, e molti come me, una dovuta e orgogliosa tutela dell'onorabilità delle nostre istituzioni regionali e locali e della nostra dignità nazionale.

Avrei preferito sentir dire, in modo sdegnato e offeso, che la Lombardia, Milano, Monza, la Brianza, le associazioni di categoria come Assolombarda e di altre aziende che onorano l'Italia nel mondo non hanno bisogno di testimoni, ma valgono semplicemente per la loro storia. E che se il problema è quello di 10 milioni allora bisognerà aprire una colletta popolare. Ne è convinto perfino il Governo che - giustamente - ha riportato il problema alla sua valenza importantissima, ma pur sempre "locale" e privata, date le altre priorità nazionali da risolvere. Con una goccia di velenosa sfida nella decisione finale: vediamo cosa saprà o potrà fare l'ACI nella persona del Presidente Sticchi Damiani paracadutato alla testa della abituale task force d'emergenza che dovrà presentarsi a fine anno con quell'assegno firmato per il quale finora è mancata la penna. Intanto, per prudenza, carissimi Pino e Daniele teneteci informati.

Marcello Pirovano

 
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