Le inquietudini del dopo infarto
Ogni anno si contano in Italia quasi 200.
Riprendere a guidare può ingenerare non pochi dubbi. Spesso psicologici, qualche volta veri, talvolta del tutto infondati. Dilemmi sempre favoriti dall’atteggiamento assunto da chi è al corrente della malattia senza però conoscerne con esattezza tipo, gravità e limiti che questa comanda. A volte semplici luoghi comuni o voci che raccolgono un’eredità che si è sofferta, come il timore di molti familiari per un attacco (o addirittura la morte) del proprio caro, durante la guida. Un po’ come volersi schiacciare sul presente.
Sì, perché vietare ad una persona di rimettersi al volante è soprattutto segnale di sfiducia palese nelle sue capacità. Come ammettere di distruggere senza pretendere di ricostruire. Benché un buon numero di eventi acuti al volante riguardi persone del tutto asintomatiche e prive di "storia cardiologica”, l’autorizzazione alla guida del cardiopatico ischemico deve tener conto delle distanze da percorrere, del traffico, degli orari e, soprattutto, della gravità del danno subito, vale a dire della sede, della durata dell’ischemia, della conformazione anatomica delle coronarie, delle possibili altre malattie associate, del trattamento approntato in occasione dell’episodio acuto.
In generale è oggi accettato che un guidatore ordinario si possa rimettere al volante un mese dopo un infarto o un intervento di bypass aortocoronarico e una settimana dopo un’angioplastica programmata, meglio se dopo un test ergometrico che escluda la presenza di un’ischemia inducibile. Insomma, la ripresa non deve essere quindi scoraggiata a priori ma valutata con attenzione caso per caso, senza sfuggire alle “cose come sono”: se chi guida avverte un improvviso dolore costrittivo al centro del petto con o senza irradiazione al braccio sinistro, è sempre bene che si fermi a lato della strada e, se possibile, si faccia sostituire alla guida e trasportare in ospedale. ”Ben fatto" è meglio che "ben detto" diceva Benjamin Franklin, quindi meglio un falso allarme che un grave incidente per sè e per gli altri.
E per non continuare perciò a leggere: “Stroncato da un infarto mentre era alla guida dell’auto” ecco un asciutto decalogo per chi ne è stato vittima.
1. Non guidare a lungo.
2. Prevedere un'alternanza alla guida.
3. Programmare adeguati periodi di sosta (almeno 15 minuti ogni 150 Km).
4. Evitare una guida "aggressiva".
5. Non affrontare percorsi cittadini con traffico caotico.
6. Non guidare sotto l’effetto di medicinali che possono causare sonnolenza.
7. Evitare pasti pesanti e più in generale evitare di guidare dopo mangiato.
8. Scegliere un veicolo col servosterzo.
9. Non spingere la vettura in panne.
10. Tenere sempre con sè una breve nota del medico su malattia e cure in atto.
Regole semplici ma difficilmente assimilabili da chi è spesso costretto a lunghe tratte faticose, pasti frettolosi, soste brevi ed è sempre in lotta contro il tempo come i camionisti. Gente a cui va crudamente consigliato – in asciutta sintesi - di cambiar lavoro.