Marchionne “Sindacalista”
Condotta da Sergio Marchionne la trattativa con il potente sindacato dei metalmeccanici americani UAW.
L’evento, le dichiarazioni e le foto che testimonino il tutto sono sicuramente “storiche” e, in effetti, a dare grande significato cronistico/simbolico alle piccole cose basterebbe l’immagine di Sergio Marchionne senza quel maglioncino blu che gli fa da seconda pelle in ogni situazione pubblica e privata.
Per la trattativa con sindacato dei lavoratori dell’auto americani, la potentissima UAW che, tra l’altro, controlla il 9% del capitale azionario di General Motors, Big Sergio ha indossato una felpa con due stemmi: quello di FCA di cui è presidente e quello del sindacato dei lavoratori. Cose davvero di “un altro mondo”. Sarebbe come immaginare Marchionne e Landini allo stesso tavolo con la stessa felpa FCA/FIOM. Roba da far venire un travaso di bile a Matteo Salvini che di felpe/manifesto ne esibisce anche sotto la doccia.
Non bastasse, resta anche il fatto che Dennis Williams, il presidente dei metalmeccanici USA, ha definito il presidente FCA “il mio amico Sergio” ringraziandolo per aver salvato la Chrysler e che l’accordo raggiunto serve ora da modello per rinnovare i contratti anche per GM e FORD che, ovviamente, manterranno le proprie prerogative specifiche nei rispettivi contratti interni, ma in un quadro necessariamente più coordinato e in linea con i vincoli dellaconcorrenza.
Non solo, ma l’accordo raggiunto risulta più favorevole per i lavoratori, specie per i nuovi assunti, che vedranno la paga oraria più vicina a quella degli operai anziani (20$ l’ora) in funzione dei risultati. Saranno inoltre tutti meglio tutelati per quanto riguarda l’assistenza sanitaria, punto debole della normativa socio sanitaria americana dove imperano le assicurazioni private. Potere di una felpa, verrebbe da dire.
Forse sulla base di situazioni come questa pare che anche dalle nostre parti si ricominci a parlare di qualche forma di unità sindacale (un ritorno al 1972?) che potrebbe portare benefici, semplificazioni, abbandono di rituali ormai fuori dal tempo, modernità di rapporti e qualche spinta in più alla crescita.
Ma quanti simboli oltre a quelli di FCA, CGIL, UIL e dell’inestricabile pulviscolo di altre sigle minori dovrebbe trovare posto sulla ipotetica felpa/manifesto celebrativa? La vedo dura.