Peugeot ritorna alla Parigi-Dakar #2

La prova della Peugeot 405 T16

09 Apr 2014 motorpad.it
Peugeot ritorna alla Parigi-Dakar #2

Dakar. Conferenza stampa Peugeot per la vittoria alla Parigi-Dakar N°11. La domanda mi sorge spontanea "...e di queste meravigliose macchine cosa ne farete? Possibile finiscano davvero al museo?" "Un paio senz'altro si - mi risponde Todt - ma le altre sono in vendita". "A quanto?" "Un milione di franchi. Ne vuoi una?" Tanto vale stare allo scherzo: "Perchè no, ma sono vetture usate, quindi meglio provarle prima di decidere". Nessuno fa una piega e d'altra parte mi aveva già consentito a suo tempo di provare la 205 T 16 Campione del Mondo Rally. "Giusto. Domattina alle 10 al Lago Rosa".

Ed eccomi qui sulle rive di questo incredibile specchio d'acqua che i depositi di sale colorano di un incredibile rosa intenso con la 405 portata sul posto da Fernand Ledouren meccanico della squadra che ho conosciuto nei giorni passati e con Jean Claude Lefevre che tiene i contatti con la stampa. Intorno si va radunando una discreta folla di spettatori spuntati da chissà dove.

"Si accomodi" mi fa Fernando un po' sornione e dopo non pochi contorcimenti tra i tubi della gabbia di sicurezza trovo la giusta posizione, tranquillizzato pensando a tutti i "collaudi" a cui è stata sottoposta la carrozzeria nei vari cappotamenti durante la gara e mi aiutano a inchiodarmi al sedile con le cinture di sicurezza da competizione. Poche cose sono sotto i miei occhi, il contagiri, l'indicatore di pressione del turbo, la levetta dei fari e dell'avvisatore acustico. Tutto il resto è dalla parte di Lefevre che fa da navigatore, una vera centrale di calcolo affollata di quadranti, strumenti, bussole, computer, interruttori, orologi.

L'abitudine mi spinge a cercare la chiave di avviamento. "Premi qui - mi dice Lefevre - e non accelerare, parte da sola", poi mi ricorda che marce del cambio sono sei e che per la inserire la retromarcia bisogna sbloccare il blocchetto di sicurezza. Lo sapevo. Appena avviati viene naturale inserire la seconda e la musica del motore sale che è una bellezza e prevale prepotente sulla rumorosità interna in un abitacolo che fa tutt'uno con il motore centrale posizionato proprio dietro i sedili.

Salendo progressivamente di marcia, senza tirare, mi aspetto la risposta brutale del turbo, ma non si esce dai terreni sabbiosi caricando violentemente le ruote ed ecco spiegata la grande fluidità di erogazione esaltata dalla trazione integrale. Anche la maneggevolezza è a livelli straordinari e così la stabilità nonostante le asperità del terreno e la difformità del fondo. Sale la confidenza con il mezzo e la voglia di andare un po' alla ricerca dei (nostri) limiti mentre le nuvole di sabbia salgono sempre più alte alle nostre spalle con il crescere della velocità. Non ho neanche il tempo di accorgermi di una tremenda buca che si spalanca davanti pronta ad inghiottirci.  Piombo dentro in pieno e il pensiero è già avanti, allo schianto che mi aspetto e  alle possibili conseguenze. Invece niente! Solo un dondolio più accentuato, un po' di sballottamento laterale dopo un affondo di muso e siamo fuori, pronti  vola sul dosso successivo.

Me l'aveva detto Ickx: "... sono le sospensioni la forza di questa macchina, assorbono tutto e ti danno una sicurezza e una motricità incredibile". Lefevre al mio fianco sorride.

E allora divertiamoci provando in velocità qualche manovra non proprio da scuola guida; cambi violenti di direzione, salti di livello, due ruote in acqua e due sulla sabbia, gimkane furibonde tra le dunette e i rari cespugli, frenate millimetriche nei confronti di ipotetici ostacoli che mi invento. Niente, vince sempre lei, la 405 T16, che esegue sempre docile e rapidissima i comandi e, quasi, le mie intenzioni.

Per finire la festa con uno spettacolare derapage sullo spiazzo dove riconsegnare la macchina dopo un'oretta di divertimento puro devo brutalizzare il volante e gas. Roba che qualsiasi altra macchina finirei nel lago a ruote per aria. Invece ne esce qualcosa di perfetto e ci sono anche i bimbetti neri che applaudo che applaudono felici. Mai quanto me.

Elaborazione dal supplemento n° 3 - Marzo 1989 di TUTTOMOTO

 

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