Sole d'estate: quando di caldo si può morire davvero

Le cronache degli ultimi giorni hanno riproposto con drammatica puntualità il tema dei bambini negligentemente dimenticati in auto e morti per il caldo asfissiante.

04 Jun 2011 motorpad.it
Sole d'estate: quando di caldo si può morire davvero
Le cronache degli ultimi giorni hanno riproposto con drammatica puntualità il tema dei bambini negligentemente dimenticati in auto e morti per il caldo asfissiante. Riprovevoli fatali distrazioni che ci ricordano come le vetture chiuse al sole, senza spiragli d’aria, possano trasformarsi in autentiche trappole mortali. Al di là dell’indignato imbarazzo per decessi così assurdi, degli immancabili facili giudizi di condanna e degli altrettanto inutili conformismi di partecipazione (il problema vero resta ahimè il dialogo fra l’uomo e la propria coscienza) resta il fatto di come il surriscaldamento del veicolo per prolungata esposizione ai raggi solari possa essere pericoloso, quando non addirittura letale in soggetti con minori capacità di adattamento e sistemi di termoregolazione più vulnerabili. Una sorta di “effetto serra” che, per alta temperatura ed elevati tassi d’umidità raggiunti all’interno dell’abitacolo, diventa il punto di partenza di gravi danni cerebrali legati all’ipertermia, alla respirazione di anidride carbonica per diminuita concentrazione d’ossigeno nel mezzo ed alla disidratazione da perdita di acqua e sali.

Il fenomeno è noto come colpo di calore e si realizza ogniqualvolta la temperatura-ambiente, superando quella del nostro corpo, impedisce la dispersione del calore mediante la sudorazione producendo un intenso stress termico. Per fortuna il caldo genera raramente questi gravi squilibri metabolici; ma quando i meccanismi di raffreddamento non sono più in grado d’aiutare il corpo a perdere calore e la temperatura inizia a salire ecco scattare questa vera e propria emergenza medica che, se non curata, può portare una persona al coma, in pochi minuti. Per questo, se si sospetta un colpo di calore, è del tutto inutile tenere i ventilatori al massimo o i finestrini abbassati. Se infatti la febbre supera i 39° e compaiono senso di debolezza, vista annebbiata, pelle secca, polso celere, respiro affannoso, capogiri, crampi muscolari, mal di testa, ronzii alle orecchie e riflessi appannati serve con la massima urgenza correre in ospedale per prestare tempestivamente le giuste cure al malcapitato, in modo da evitare l’insorgere di quei danni renali, cardiaci o polmonari, da cui può essere altrimenti difficile guarire.

Per tutti gli altri più comuni collassi da calore bastano invece solo precauzioni dettate dal buonsenso. Non affrontare viaggi lunghi ed estenuanti, nelle ore più infuocate della giornata, soprattutto se verso luoghi con clima più caldo. Programmare delle soste lungo il percorso in siti freschi ed ombreggiati. Consumare pasti leggeri. Evitare alcolici e caffeina, che vasodilatano e favoriscono la disidratazione. Tenere sempre a disposizione dell’acqua. Sorseggiare qualcosa di fresco, anche se non si ha sete. Vestire chiaro. Indossare abiti leggeri in fibra naturale (cotone o lino) da cambiare non appena inumiditi dal sudore. Utilizzare tendine frangisole, impiegare il condizionatore con intelligenza ma soprattutto garantire un buon confort a chi viaggia con noi: soprattutto neonati, bambini molto piccoli, persone in sovrappeso o in là con gli anni, specie se affette da malattie croniche come il diabete e l’arteriosclerosi perché, come diceva Aristotele, “i vecchi sono due volte bambini” e il caldo un loro grande nemico.
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