Arrestato l’A.D. di Audi per lo scandalo dieselgate
Non finisce di fare vittime e danni, sostanziali e di immagine, lo scandalo dieselgate nel Gruppo Volkswagen e, per estensione e importanza dei costruttori coinvolti, a tutta l’industria automobilistica tedesca. Dopo i richiami, le multe, le ammissioni più o meno complete di responsabilità arriva il primo arresto. Ne è vittima l’Amministratore Delegato di Audi Rupert Stadler la cui casa era stata perquisita la scorsa settimana alla ricerca di prove per supportare l’indagine in corso, dopo che le stesse perquisizioni erano state condotte a Ingolstadt e nell’impianto di Neckarsulm. Audi è accusata di aver venduto, a partire dal 2009, circa 210.000 vetture con motori diesel con un software capace di alterare le emissioni.
Stadler diventa la seconda persona indagata formalmente e arrestato per “pericolo di inquinamento delle prove” dopo l’ex responsabile dello sviluppo dei motori Audi arrestato a settembre senza che ne sia stato rivelato il nome secondo quanto dispone la legge tedesca.
Ricordiamo che a settembre 2015 Volkswagen Group ha ammesso che in oltre 11 milioni di vetture erano stati violati gli standard di inquinamento. Da qui il coinvolgimento di Audi scattato a metà marzo dello scorso anno.
Stadler, che ricopre la carica di CEO di Audi dal 2007 e dal 2010 è nel CDA di Volkswagen, ha sempre sostenuto di non aver mai saputo nulla delle manipolazioni avvenute.