Cresce l’imposizione fiscale sull’auto
Nel 2013 il settore Automotive ha versato al Fisco 7,5 miliardi di Euro a fronte di un mercato calato del 39,8%.
Nel 2013 la filiera dell’Automotive ha versato Fisco 7,5 miliardi di euro pari al 16,5% del gettito complessivo. E’ il primo significativo dato che si rileva dalla relazione dell’Anfia che esamina a fondo il peso economico del comparto e l’attuale congiuntura partendo anche dalla constatazione che l’incidenza del settore sul PIL sale al 4,5% a fronte di una media europea del 3,2%. Dati che si inquadrano in una imposizione fiscale cresciuta del 6,3% in 5 anni con un mercato dell’auto che nello stesso periodo è sceso del 39,8%.
Tenuto conto che il gettito derivante da possesso del veicolo e dall’utilizzo dello stesso è cresciuto rispettivamente del 4,6% e del 13,2% è di tutta evidenza, come osserva il presidente dell’ANFIA Roberto Vavassori che, “ … a fronte della perdita di capacità di spesa da parte degli italiani si è risposto in questi anni con l’inasprimento delle imposizioni fiscali sull’auto, con conseguenze gravi sia a livello industriale, sia sul parco circolante sempre più obsoleto, poco sicuro e inquinante”.
Partendo da questa osservazione ANFIA esamina in dettaglio l’andamento registrato relativamente alle varie fonti di gettito/prelievo, ma si fa anche parte attiva, con proposte proprie presentate nell’ambito della Consulta Automotive e sostenendo iniziative di legge che vadano nella direzione di una fiscalità più equa e assicurino maggior competitività alle imprese che oggi operano in un contesto di globalizzazione.
Esemplare, a questo proposito, la distorsione a danno delle aziende italiane creata dalla Legge Fornero e dalla Legge di Stabilità 2013 che ha ridotto dal 40 al 20% la deducibilità delle auto aziendali che in ambito UE arriva fino al 100% e comunque molto più bassa che in Francia, Germania, Regno Unito e Spagna. “E’ paradossale – osserva poi Vavassori- che alcune misure, come il superbollo, abbiano contribuito a deprimere un mercato già in difficoltà (-21,7% che si somma al 35% del 2012) generando effetti collaterali di elusione della misura stessa. La sua abolizione consentirebbe una ripresa dei volumi di vendita, di attività e di occupazione per il segmento auto interessato, con un probabile contagio positivo sugli altri segmenti di mercato e un incremento del gettito impositivo”.
A questo danno si aggiunge quello dilagante delle vetture radiate per essere esportate in paesi UE, ma che continuano a circolare in Italia con targhe straniere sottraendosi a pagamenti vari (IVA, bollo, superbollo, multe, IPT, addizionale provinciale RCA ecc) obblighi, controlli, responsabilità.
Per quanto riguarda la tassazione relativa all’uso del veicolo, ANFIA osserva che l’introito derivante dalla benzina ha registrato un calo del 3,8% e quello del gasolio del 1,7%, mentre sono in crescita rispettivamente del 12,4 e del 9,5% i proventi derivanti dal GPL e dal metano. E’ in contrazione del 3,4% il prelievo relativo ai lubrificanti così come si e’ ridotto del 3,2% il gettito IVA relativo alleriparazioni ed all’acquisto di parti di ricambio e pneumatici
Sempre in tema di imposte che gravano sull’Automotive sono aumentati dell’1,2% (1,75 miliardi di Euro) i prelievi relativi ai pedaggi autostradali e questo, ovviamente, dipende dagli aumenti delle tariffe che si sono registrati nell’anno.
Un capitolo a parte meritano le assicurazioni e anche qui si parte da un dato molto allarmante in materia di sicurezza, quello che certifica che l’8% delle auto circolanti è priva di copertura RCA o circola con polizze false. Si verificano anche casi di compagnie assicuratrici inesistenti. Una situazione che ove fosse riportata a livelli meno drammatici potrebbe contribuire, insieme ad altre misure organizzative e di razionalizzazione per altro da tempo proposte, a ridurre il costo delle polizze che ora grava sugli automobilisti che rispettano la legge.
L’interessante relazione dell’ANFIA non trascura infine di esaminare anche la voce parcheggi e multe. La prima vale, nel 2013, 5,25 miliardi di euro con una contrazione del 6,2%, mentre per la seconda va ricordato che il Codice della Strada stabilisce che almeno il 50% dei proventi delle multe incassate dagli enti locali venga utilizzato per migliorare la sicurezza, investendo il 25% nella manutenzione stradale, il 12,5% nella segnaletica e il 12,5% nei controlli sulle strade. “Non esistendo però, continua il presidente di ANFIA un sistema di verifica di questi investimenti, che gli enti locali dovrebbero mettere annualmente a bilancio, lo sforzo dei produttori per accrescere gli standard di sicurezza dei veicoli, e ridurre l’incidentalità e la mortalità sulle strade, viene spesso vanificato dalle condizioni delle infrastrutture stradali italiane, ancora al di sotto degli standard europei di sicurezza”.
Molte dunque, e di grande rilievo, le questioni sollevate dall’ANFIA e tutte portate all’attenzione del Governo per l’attivazione rapida di interventi correttivi che, come è ben evidente, non solo sarebbero determinanti per rilanciare il settore in tutte le sue valenze economiche e sociali, ma anche per contribuire in modo sostanziale alla rilancio dell’economia nazionale.