Dieselgate, guerra di comunicati
Volkswagen Italia e associazioni di consumatori si scontrano a colpi di comunicati.
Lo si era compreso subito che quella del "Dieselgate" sarebbe stata una questione complicatissima, di grandi tensioni e di lungo impegno per trovare una soluzione definitiva.Troppi gli interessi in gioco, le complicazioni e le differenze di giurisprudenza nei paesi coinvolti, i problemi di sostanza e di immagine, le richieste di soluzioni di diversa natura.
È infatti cominciato presto una serie di comunicati e controcomunicati delle varie istituzioni interessate, di richieste di incontri e di minacce di azioni legali da parte di gruppi organizzati (le class actions) che stanno facendo la fortuna dei grandi studi legali di mezzo mondo.
I tempi per l'auspicata soluzione si sono inevitabilmente allungati, specie per i clienti europei di Volkswagen e per quelli italiani in particolare.
Si deve anche segnalare l'inerzia del nostro Governo dimentico del fatto che il ministro Delrio, aveva promesso interventi, controlli e tutele di cui non si trova traccia alcuna.
E non è andata meglio con l'ostinato silenzio di Volkswagen Italia, probabilmente imposto dalla sede centrale di Wolfsburg.
Poi, finalmente, il 28 Aprile, è arrivato un comunicato ufficiale di VW che annunciava la decisione e le modalità per una soluzione riguardante "tutti i paesi europei". Ne abbiamo dato puntuale segnalazione e anche questo, lo riproponiamo in allegato.
In data 29 Aprile però, un altro comunicato congiunto dell'Unione Consumatori, Codacons, Movimento Consumatori e Cittadinanza Attiva sembra rimettere in discussione molte cose.
Il nuovo motivo confusione nasce dal dichiarato rifiuto dell'A.D. di VW Italia, il dr. Massimo Nordio, di incontrare i rappresentanti di queste organizzazioni di consumatori "... per la ricerca di un accordo quadro transattivo a favore di tutti gli automobilisti vittime del cosiddetto Dieselgate".
Per aderire all'incontro viene richiesta la sottoscrizione obbligatoria di una serie di precondizioni che impongono anche un periodo di tre anni di riservatezza. Seguono altri veri e propri divieti e confusioni che le Associazioni hanno ritenuto di non poter accattare in linea di principio. L'incontro è quindi saltato.
Premesso che VW ha tutto il diritto di incontrare o no chi vuole, così come le rappresentanze dei cittadini hanno il diritto/dovere di fare quello che è nella ragione stessa del loro esistere ed operare e di discutere dei loro interessi con le controparti, risulta piuttosto difficile mettere in rapporto il comunicato del 28 Aprile di WV con quello del 29 Aprile delle associazioni consumatori che sembra mettere in discussione la soluzione proposta.
È la domanda che anche la Compagnia dell'Automobile si pone e pone a VW Italia. Resta, a sua volta, in attesa di essere ricevuta dal top manager italiano per intrattenerlo su questa e su altre questioni che interessano gli automobilisti italiani e, con tutta probabilità, anche un grande Gruppo come VW con tutti i suoi marchi. Cosi come hanno raccolto l'attenzione di altri costruttori già informati.