FCA: i soldi, i modelli e gli impianti italiani nel programma industriale
Il “giorno storico” di Detroit nei piani di Fiat-Chrysler Automobiles – FCA
Vediamo se abbiamo capito bene. Se dopo il lunghissimo incontro di Detroit con i grandi investitori, le organizzazioni sindacali italiane ed americane e con la stampa internazionale le cifre tornano e se, in definitiva, nell’inevitabile turbinio di commenti e pareri di tipo finanziario, industriale e di puro marketing, il cammino a breve e medio termine del nuovo gruppo mondiale appare tracciato con la dovuta chiarezza e, soprattutto, se sono chiari i molti “numeri” in gioco. Eccoli:
- 7 milioni le auto da vendere entro 2018. Ora il Gruppo ne vende 4,4 milioni.
- Tra 50 e 55 i miliardi di euro di investimenti necessari in 5 anni, molti dei quali dovranno venire dal mercato, dai grandi investitori internazionali; non a caso la storica giornata di Auburn Hills è stata chiamata anche “Investors day”.
-10 i miliardi l’indebitamento del Gruppo che saliranno a 11 miliardi nel 2015.
- 132 miliardi di euro i ricavi previsti nel 2018 con 5 miliardi di utile netto (4 euro per azione)
Restiling/nuovi modelli per arrivare ai target di vendita nel 2018:
- 8 per Fiat (1.900.000 unità)
- 8 per l’Alfa Romeo (400.000 unità)
- 6 per Maserati (75.000 unità)
- 5 per Jeep (1.900.000 unità) con centri produttivi non solo in America
- 8 Fiat Professional (600.000 unità)
- 8 Chrysler (800.000 unità)
- 12 Dodge (600.000 unità)
- La produzione di Ferrari resta fissata a 7.000 unità. Viene confermato che la marca NON è in vendita.
Sul piano industriale di più diretto interesse italiano il piano prevede di recuperare, in tutti gli impianti, il 100% di capacità produttiva (oggi e di poco superiore al 50%). “Nessuno sarà mandato a casa” è stato l’impegno preso.
A Mirafiori saranno prodotte: un SUV di grande taglia e la nuova ammiraglia Alfa Romeo; un SUV Maserati
A Cassino: la nuova Giulia, un SUV compatto Alfa Romeo, la nuova Giulietta e una berlina compatta Alfa Romeo.
A Modena: la sportiva Alfa erede della 4C
Resta così confermato che tutte le Alfa Romeo saranno costruite solo in Italia per recuperare e valorizzare l’immagine e il DNA di una produzione che può e deve essere solo italiana.
A Melfi: la Fiat 500 X e le Jeep in numero di 200.000 all’anno
A Pomigliano: la nuova Panda attuale e, probabilmente, quella che la sostituirà nel 2018 o un nuovo modello della stessa gamma.
Ulteriori dettagli sono attesi nell’incontro con i sindacati per la fine di maggio; la Fiom non è stata invitata a Detroit in quanto non firmataria, come è noto, degli accordi aziendali e le altre organizzazioni sindacali hanno dato del piano generale un giudizio positivo dichiarando che “… potrebbe garantire il lavoro nelle fabbriche italiane”.
Quali sono infine le critiche più importanti, o le difficoltà più temibili, che vengono rivolte da diverse parte per la realizzazione di questo ambizioso e impegnativo programma?
In sostanza quattro. La prima, la più evidente, è che molto del successo è legato alla qualità tecnica e stilistica dei molti nuovi modelli annunciati. E’ chiaro che dovranno essere “belli e buoni” per essere venduti (e soprattutto esportati) nei nuovi mercati. Su questo punto la giornata di Detroit è stata sostanzialmente reticente e poco o nulla si sa di concept e motorizzazioni che facciano capire meglio come saranno stilisticamente e con quali motorizzazioni i modelli di cui si potrà realmente disporre.
Alcuni analisti hanno anche osservato che i tempi assegnati alla realizzazione del piano sono obiettivamente molto stretti tenuto conto, ad esempio, di quanti anni hanno impiegato altre marche ad affermarsi su scala mondiale nei settori che FCA intende aggredire. Ed è questa la seconda critica che viene mossa e che ha probabilmente influito sulla rovinosa caduta del titolo Fiat in Borsa dove ha perso quasi il 12%. Non sono però da escludere brutali forme di speculazione come sempre avviene in questi casi in cui un’Azienda propone cambiamenti rivoluzionari.
La terza critica è la totale assenza di qualunque impegno circa i modelli ibridi ed elettrici che pur non mancano nelle produzione proprio di quei marchi concorrenti ai quali si vuole sottrarre spazio. Sostengono in Fiat che gli stessi risultati in materia di rispetto ambientale si possono ottenere con le tecnologie attualmente disponibili e a costi molto inferiori, ed è sicuramente vero; ma è altrettanto vero che a certi cambiamenti non si potrà rinunciare a lungo e che nessuno dei concorrenti starà fermo. Ed è questo il quarto concreto elemento di incertezza.