FCA Sotto inchiesta negli USA
In USA un Dieselgate anche per FCA.
Neanche il tempo di ricevere il twitter di Trump che lo ringraziava per l’annunciato investimento di un miliardo di dollari negli USA ed ecco il “colpo di coda” di Obama che si dev’essere sentito tradito da Marchionne cui aveva affidato la ricostruzione di Chrysler dopo la grande crisi del 2008.
È una delle plausibili interpretazioni politiche sull’accusa improvvisamente piovuta addosso ad FCA da parte dell’EPA (l’Agenzia governativa per la salvaguardia ambientale) per la presunta violazione del “Clean Air Act” sui dati relativi alle emissioni dei motori diesel di 3.000 cc. montati sui modelli Jeep Grand Cherokee e Dodge RAM prodotti in Messico e venduti solo in America.
Ne sarebbero coinvolti 104.000 veicoli che, se le accuse venissero provate, porterebbero ad una sanzione di 4,6 miliardi di dollari, applicando la stessa multa che ha colpito Volkswagen per la situazione analoga.
Immediata, e non poteva essere altrimenti, la reazione di Marchionne riassumibile nelle dichiarazioni rilasciate. La prima è, appunto, di carattere politico ed è relativa alla strana tempistica del provvedimento che: “…spero non sia una conseguenza della guerra fra l’Amministrazione uscente e quella entrante”. La seconda fa appello a quel minimo di pragmatismo che non può non essere riconosciuto a Marchionne che si dichiara molto arrabbiato e protesta: “…Non siamo così stupidi, nessuno ha barato o commesso frodi ed è curioso e spiacevole che l’EPA abbia deciso di affrontare pubblicamente una questione che avremmo già potuto chiarire”. La terza fotografa esattamente lo stato di irritazione di Marchionne e il rifiuto secco di ogni accostamento con il caso Volkswagen dove, come è noto, c’è stata un’ammissione di colpa, le scuse ufficiali e il pagamento della multa.
Ovviamente più diplomatico il commento finale che riguarda la massima disponibilità a collaborare per chiarire ogni aspetto della questione nell’incontro con l’EPA in programma per lunedì. Riguarderà sicuramente anche le controverse normative sui criteri di controllo delle emissioni (per esempio sui test di laboratorio e su strada e con motori caldi o a freddo) oggetto di interpretazioni difformi e quanto mai bisognosi di uniformità.
“Sottoprodotto” abituale un crollo del 16,1% del titolo FCA (sospeso per eccesso di ribasso) poi in recupero del 5%. Giusto per alimentare le abituali speculazioni in Borsa.