Ferdinand Piëch lascia
Volkswagen: cosa succede nella “tana del lupo”?
Ha il sapore della saga nordica ciò che è successo in casa Volkswagen AG, fra Wolfsburg, il “borgo del lupo” sede storica degli stabilimenti, e Salisburgo, “stanza dei bottoni” del presidio del consiglio di sorveglianza.
Il risultato è ormai noto a tutti: Ferdinand Piëch lascia… e si porta appresso anche l’influente consorte, Ursula.
La decisione sembra voler confermare quello che ricordiamo come uno dei motti preferiti dell’avvocato Gianni Agnelli: “Le azioni non si contano, ma si pesano”.
Già, perché Piëch e famiglia hanno un controllo delle azioni del gruppo che vale il 53%. Ma nonostante ciò ha dovuto lasciare.
Non tutti i sei membri del consiglio di sorveglianza hanno sostenuto la sua battaglia contro Martin Winterkorn, (presidente del consiglio di management) secondo Piëch “reo” di non avere sviluppato il settore delle auto low cost, di avere ridotto la redditività del marchio Volkswagen e di non avere risolto i problemi commerciali negli USA.
Quindi, dopo la “presa di distanza” dal suo storico delfino (10 aprile), come vuole la legge del contrappasso Piëch ha dovuto subire il medesimo trattamento dai suoi pari.
Ora Winterkorn, che avrebbe dovuto lasciare a fine 2016, resta saldo al suo posto ben oltre questo termine.
E Piëch, a cui vanno meriti tecnici assoluti, come la diffusione della trazione Quattro e del motore turbodiesel, ma a cui va addebitata una “bulimia” senza limiti che l’ha portato a creare un colosso enorme in cui convivono anche Lamborghini e Bugatti a fianco di MAN e Scania (per non parlare di Ducati), si ritira in buon ordine (pur restando “padrone”).
La reazione dei mercati, finora, è stata inaspettatamente positiva. Il DAX (la borsa valori tedesca) ha premiato VW A.G. con punte del +5%, per assestarsi sul +3,5% e ci si aspetta che l’attuale valore azionario, di circa 240 euro, possa salire a 280 o addirittura a 300 euro.
Winterkorn vede quindi premiata la sua gestione, che ha portato il fatturato 2014 del gruppo a 202,5 miliardi di euro (197 nel 2013. + 2,7%).
E a livello di previsioni, i grandi azionisti tirerebbero un sospiro di sollievo, vendendo allontanate nuove ipotesi di acquisizione, una su tutte l’agognata Alfa Romeo.
Riuscirà il vulcanico Ferdinand a godersi il meritato buen retiro?
Le scommesse sono aperte.