FIAT e "Fabbrica Italia"
In termini crudi, ma realistici, la sola “Fabbrica Italia” (il famoso progetto di Fiat presentato ad aprile del 2010) sarà quella che, inevitabilmente, finirà per essere chiusa.
E’ quanto in pratica si ricava dal Comunicato della stessa Fiat che si riserva di annunciare il nuovo piano strategico (nuovi modelli e investimenti) per il 30 ottobre quando saranno presentati i conti relativi al terzo trimestre dell’anno.
La spiegazione che viene da Mirafiori non può che fare riferimento al perdurare - e peggiorare - del mercato dell’auto in Europa e, in particolare, in Italia dove la situazione delle vendite è precipitata a livello degli anni settanta.
A giustificazione di questa decisione Fiat ricorda che già a ottobre 2011 aveva deciso che non si sarebbe parlato più di Fabbrica Italia in quanto non si trattava di “un impegno assoluto dell’azienda” come da molte parti era stata interpretata, ma di “una iniziativa del tutto autonoma che non prevedeva tra l’altro alcun incentivo pubblico".
In sostanza la multinazionale Fiat di oggi rivendica, per essere competitiva, la massima libertà sul piano dei prodotti e degli investimenti e quindi la necessità di rivedere i relstivi piani in relazione all’andamento dei mercati. “Questo senza dimenticare l’importanza dell’Italia e dell’Europa”.
Inevitabili e comprensibili le reazioni negative dei Sindacati e le critiche sulla mancanza di investimenti e di nuovi modelli come causa principale della perdita di vendite e di quote di mercato e la richiesta al Governo di una convocazione dell’Azienda per fare chiarezza sui programmi e scongiurare non solo le temute chiusure di impianti a causa anche della sovrapproduzione, ma anche la perdita di centralità e di peso dell’industria automobilistica italiana. Come del resto si intuisce chiaramente anche dai programmi illustrati da Marchionne nei giorni scorsi nella Convention dei Concessionari del Gruppo Fiat-Chrysler a Las Vegas.
Insomma pare proprio che non fosse un semplice gioco di parole quello che a suo tempo ci fece cambiare FIAT in FIAD: non più Fabbrica Italiana Automobili Torino, ma Fabbrica Internazionale Automobili Detroit.
Unica soluzione, del resto, per non scomparire dal panorama automobilistico mondiale.