General Motors e la sfida di Mary Barra
Per la prima volta una donna guida il colosso USA dell’auto
Fin troppo facile il gioco di parole con il quale abbiamo salutato l’arrivo di una donna al vertice di General Motors: Mary Barra, e quindi “barra al centro”.
E ci vorrà proprio polso fermo, idee chiare, determinazione e collaborazione a tutti i livelli per tenere la barra al centro e guidare una navigazione piena di enormi problemi e far fronte all’impegno che questa figlia d’arte cresciuta nella capitale americana dell’auto (il padre lavorava alla Pontiac) laureata in ingegneria si è assunta dopo una carriera interna alla GM. Vi è entrata 30 anni fa (ora ne ha 51) e dove, da ultimo, aveva la responsabilità degli acquisti, delle forniture e del prodotto; dicono che, in questa veste, non si è mai tirata indietro quando si è trattato di mettersi al volante e testare personalmente un nuovo modello.
L’esperienza pratica quindi non le manca e forse non è senza significato che il suo insediamento al piano più alto del quartier generale del Renaissance Center di Detroit coincida proprio con l’apertura del Salone che inaugura la nuova stagione dell’auto che in America si annuncia di forte ripresa.
Le “big three” hanno infatti risolto i problemi più gravi; Ford con le sue sole forze, Chrysler con l’aiuto combinato di Fiat e del Governo e GM in particolare con il robusto intervento statale dal quale si è ora liberata restituendo i 39 miliardi di dollari prestati (60% del capitale) e ritornando quindi completamente privata.
Dal risanamento si deve quindi passare ora allo sviluppo e l’intrepida ing. Barra sembra davvero intenzionata a rovesciare come un guanto l’elefantiaca organizzazione strutturale di GM che, ad esempio, proprio in materia di sviluppo prodotto, prevedeva un numero esagerato e costosissimo di una trentina di piattaforme concentrate ora in solo otto. Il risparmio è del tutto evidente in tempi di produzione dei vari modelli e di economie di scala.
Dai singoli modelli e dai problemi interni si passa automaticamente al riordino dei marchi che li utilizzeranno per evitare sovrapposizioni e a quello dei mercati che dovranno accoglierli. Ecco allora che prende chiarezza l’operazione destinata a togliere dall’Europa nel 2016 il marchio Chevrolet a favore di un forte rilancio di Opel per la quale è stato annunciato un investimento di 4 miliardi di dollari per la produzione di una ventina di modelli.
Ancora più drastica la soluzione del problema degli accordi con il Gruppo PSA. Come primo passo la Barra ha deciso la vendita della partecipazione che GM aveva acquisto nel capitale del Gruppo francese per ridimensionare la collaborazione al solo sviluppo di una piccola vettura destinata a sostituire la Corsa. Avanti tutta, dunque, con la “barra” al centro e al Salone di Detroit c’è da aspettarsi qualche altra novità con l’obbiettivo, mai abbandonato, di tornare ad essere il primo Gruppo mondiale. Toyota e Volkswagen permettendo.