Mercato auto Europa, continua il crollo a novembre
3.720.000! Questo numero indica quante automobili in meno sono state immatricolate in Europa nei primi 11 mesi dell’anno, con un -25,6% confrontando il dato con il periodo pre-pandemia del 2019. Anche novembre contribuisce a questo continuo calo, è il quinto mese consecutivo in negativo, e nei 30 paesi europei + UK + EFTA, sono state consegnate 864.119 unità, il volume più basso per questo mese dell’anno dal 1993, che vale un -17,5 sullo stesso mese del 2020.
Analizzando i cinque principali mercati dell’UE, che da soli valgono circa il 70% delle vendite, si vede un segno meno in Germania che continua a perdere circa un terzo delle immatricolazioni. L’Italia, ha un crollo del 24,6%, che la colloca al penultimo posto davanti alla Spagna anch’essa in forte flessione del -12,3% dove le vendite sono state penalizzate anche dall’aumento della tassa di registrazione dei veicoli nuovi. La Francia, dopo il calo di oltre il 30% a ottobre, a novembre riduce le perdite a un -3,2%. Nel Regno Unito invece si arresta l’emorragia dei quattro mesi precedenti e torna il segno positivo con un timido +1,7%.
Se portiamo il confronto ai primi 11 mesi del 2021 soltanto i piccoli mercati dell’Islanda e della Norvegia fanno registrare una crescita delle immatricolazioni. Tutti gli altri sono in rosso, vediamo che la Germania, sempre rispetto al 2019, chiude il consuntivo gennaio-novembre con un calo del 28%, la Francia perde il 25,1%, l’Italia il 22,8%, la Spagna il 32,9% e il Regno Unito il 28,8%.
Tra le cause di questa continua emorragia di consegne oltre alle difficoltà causate della pandemia con le relative difficoltà di movimento, entrano in gioco anche fattori come la crisi nei semiconduttori, che aggiunge ai problemi della domanda anche quelli per l’offerta, che è fortemente penalizzata da fermate produttive e dalla mancanza di vetture da consegnare.
La situazione italiana è raccolta nelle dichiarazioni di Andrea Cardinali, Direttore Generale dell’UNRAE, l’Associazione delle Case Automobilistiche Straniere che commenta: “L’Italia è l’unico fra i Paesi più grandi a non prevedere sostegni alla domanda di veicoli a zero o bassissime emissioni. Se questo atteggiamento di indifferenza da parte del Governo resta inalterato, c’è da chiedersi come sia pensabile arrivare ai target di diffusione delle nuove tecnologie proposti in Europa”.
Necessaria anche, secondo Cardinali, “una complessiva riforma dell’imposizione fiscale sull’auto, in particolare per i veicoli aziendali, categoria che in Italia è penalizzata rispetto agli altri Paesi europei”.
Infatti le immatricolazioni di novembre in Italia confermano la bassa penetrazione di auto “alla spina”, superiore di pochi decimali solo a quella della Spagna, grazie ai veicoli elettrici BEV. La quota di BEV e ibridi PHEV vale l’11,7%, pari a un terzo rispetto alla Germania, alla metà della Francia e meno della metà rispetto al Regno Unito. L’Italia si conferma invece in prima posizione in termini di penetrazione di auto ibride HEV, grazie agli acquisti fatti con l’incentivo della fascia 61-135 g/Km e alla indipendenza dalle infrastrutture di ricarica. Un incentivo che ha avuto successo, laddove l’Ecomalus aveva fallito, nell’abbattere la quota di mercato delle vetture a più alte emissioni.