Otto mesi di crisi nera
“Mai visti numeri così”.
Impossibile non concordare, anche il Gruppo Fiat trova buoni motivi di soddisfazione per le situazioni d’oltreatlantico con l’eccellente stato di salute di Chrysler e l’altrettanto buona situazione in Brasile. Nulla però ci dice l’A.D. del Gruppo su cosa concretamente e in che tempi, intende fare per migliorare, magari con qualche incisivo intervento su nuovi prodotti, la pessima congiuntura italiana. Si parla solo di stabilimenti a rischio, cassa integrazione, rinvii di nuovi modelli, produzioni fuori dall’Italia. Obiettivamente un po’ poco. Troppo poco.
Il quadro nazionale, dove negli otto mesi trascorsi si consuntiva un calo generale del 19,86%, si presta così ad alcune considerazioni se si esaminano i dati sulla base delle performances realizzate dai costruttori per singoli paesi produttori.
Ecco allora che le marche italiane, cioè il Gruppo Fiat, perde il 20,9%, qualcosa più della media. Certo è che non bastano i modelli americani rimarchiati a sollevare l’interesse della clientela.
Vanno peggio, sempre nel loro insieme, le marche tedesche, -21,9% che si portano dietro il peso delle situazioni Opel (-30,88%), Seat (-30,96%), Skoda (-26,26%), Ford (-33,71) mentre tutte le altre con passaporto tedesco soffrono, ma contengono le perdite sotto la media.
Passando alle Case francesi è la Dacia a tenere in linea di volo il Gruppo Renault guadagnando addirittura il 3,67 nelle vendite, mentre la capogruppo perde il 27,45%. A questo proposito ci si comincia a chiedere se aver puntato così fortemente sull’auto elettrica a scapito di nuovi modelli sia stata proprio una scelta indovinata e le speranze di rilancio si accentrano ora sulla nuova Clio.
E veniamo ai giapponesi. Qui la crisi morde in modo particolarmente duro e per ben sette delle dieci marche che operano sul nostro mercato.
Nell’insieme la perdita è del 27,4% negli otto mesi, ma è particolarmente significativo che delle 93.998 vendute in italia con il marchio del Sol Levante, ben 80.045 (cioè l’85,2%) siano realizzate da tre sole marche: Toyota, Nissan e Suzuki rispettivamente con 36.425, 33.809 e 9.811 immatricolazioni. Alle altre sette resta meno del 15%.
Tutte le Case di quello che si potrebbe ora chiamare “Sol Calante” registrano comunque perdite sopra la media del mercato, in qualche caso in modo drammatico: Honda -41,4%, Mazda -38,8%, Mitsubishi -49,8%, Daihatsu -56,2%; poco significativi, infine, i dati di Lexus (832 vendite i 8 mesi) e Infiniti (165).
Otto mesi di crisi nera, dicevamo nel titolo. Ma non proprio per tutti.
Per chiudere con qualche nota di ottimismo è bene allora esaminare i dati dei coreani, cioè del Gruppo Hyundai-Kia con le due marche entrambe in positivo, Hyundai +4,74% e 30.545 vendite e Kia +47,73% con 18.123.
Per la precisione sarebbero da conteggiare in questo contesto anche le Chevrolet con 23.009 vendite +5,82%, ma sono già servite a migliorare il bilancio negativo del Gruppo General Motors.
Dagli inglesi del Gruppo Jaguar-Land Rover viene infine l’ultima significativa nota positiva. C’è una crescita del 3% per la Jaguar e addirittura del 44,11% per Land Rover. E meno male che si parlava di un’industria automobilistica del Regno Unito ormai sparita. Saranno pure diventati indiani, cioè della Tata, i relativi marchi, ma sono inglesi gli impianti che lavorano a pieno ritmo e niente si è trasferito in India. Sarà un caso o, per molti versi, un esempio da imitare?