#FORUMAutoMotive per l’alleanza di tutta la filiera
L’edizione di quest’anno di #FORUMAutoMotive, evento che riunisce diversi protagonisti della mobilità, si è tenuta in maniera virtuale attraverso una serie di interventi video.
Moderata da Pierluigi Bonora giornalista e organizzatore della giornata e da Geronimo La Russa, Presidente dell’Automobile Club di Milano, aveva come titolo “Covid-19 e ripartenza: When (quando) What (cosa) Who (chi) Where (dove) Why (perché)?”, le famose 5W del mondo del giornalismo. Tante le voci che hanno delineato una un’unità di intenti e, soprattutto, idee chiare sulle strade da seguire, al contrario di chi dovrebbe gestire una ripartenza che si annuncia problematica per tutti.
Come mostrato nella analisi di AlixPartners, presentata dal Managing Director, Dario Duse. Uno studio che è uscito dai confini nazionali, per analizzare e incrociare i risultati con quelli di Cina e Stati Uniti, fortemente colpiti dal Covid-19 come l’Italia. “L’emergenza - le parole di Duse - è purtroppo arrivata in un periodo che non era tra i più positivi, e si teme che purtroppo per noi possa avere un impatto ancora più forte rispetto alla media dell'Europa in ragione di una serie di caratteristiche sostanzialmente legate al tessuto industriale e una situazione macroeconomica e politica meno solida rispetto ad altri paesi europei. Ci attendiamo che in Italia si possa perdere tra il 35 e il 43 per cento dei volumi, che significherebbe passare da circa 2 milioni di veicoli a 1,4-1,2 milioni di unità”.
L’intervento di Michele Crisci, presidente di Unrae, l’Associazione delle Case Automobilistiche sStraniere, è stato molto critico e allo stesso tempo propositivo. “Oggi in Italia manca un piano di emergenza dei trasporti, ma l’aspetto più preoccupante è che non può esserci piano di emergenza se non esiste un piano strategico di base, che non c’è mai stato. Noi abbiamo sul tavolo numerose proposte articolate che tengono conto della sostenibilità, chiediamo di essere ascoltati”.
Sulla stessa linea Paolo Scudieri, presidente di Anfia, che ha tenuto a sottolineare come al Governo non possa sfuggire “l’importanza di un settore che conta 5.700 aziende e assicura un gettito di 76 miliardi di euro ogni anno. La parola chiave deve essere sburocratizzazione, togliendo i vincoli che mortificano gli imprenditori, come gli assurdi cavilli che rendono la costruzione di parcheggi, compresi quelli intermodali, l’impresa più complicata del mondo”
Secondo Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto che rappresenta i concessionari, la ripartenza non può partire unicamente dalle auto nuove. “La soluzione può arrivare dall’usato fresco che arriva da aziende e Partite Iva che rinnovano il parco ogni tre anni. Offrire incentivi sulle ex auto aziendali faciliterebbe lo smaltimento di quelle più vecchie”.
Spazio anche ai temi della mobilità urbana, con Milano e Roma che pensano di risolvere il problema della riduzione fino al 75 per cento della capienza del trasporto pubblico con biciclette classiche e a pedalata assistita e dove “Restringendo le carreggiate e dipingendo piste ciclabili non otterremo altro che nuovi ingorghi, ed è esattamente l'opposto di ciò che invece secondo noi è da fare. L’uso dell'auto non sarà un capriccio, ma una necessità”, ha osservato La Russa.
A questo si aggiunge una problematica di cui il Governo non ha tenuto conto perché, come ha fatto notare Pierfrancesco Caliari, Direttore Generale di Confindustria Ancma, l’associazione che raggruppa i produttori di veicoli a due ruote, “è paradossale che il 4 maggio non riapriranno nemmeno i negozi di biciclette. Quello che serve è un nuovo modello di intermodalità, ma deve essere un piano studiato e condiviso; non si può decidere per ideologia o per sentito dire”.
Sul fronte delle istituzioni arrivano anche segnali di apertura come quello portato da Antonio Bobbio Pallavicini, vicesindaco di Pavia e presidente del Dipartimento Mobilità e Trasporti di ANCI Lombardia. “Il Governo ha idee confuse, nelle città ci saranno cambiamenti importanti e molti rischiano una vita impossibile, poiché i tempi non coincideranno con quelli della famiglia. Mentre serve un mix che sostenga e renda i cittadini liberi, senza criminalizzare l’auto”, ha osservato Bobbio Pallavicini.
Non è mancata l’occasione di verificare come le proporzioni globali della pandemia abbiano fornito indicazioni sorprendenti per il mondo dei veicoli a motore. Primo tra tutti che la riduzione del 90 per cento del traffico a livello nazionale abbia avuto effetti infinitesimali sull’inquinamento, come certificato da enti indipendenti. Ciò significa che 8 ore di blocco del traffico domenicale in una città non servono a nulla, ma anche che non si possono raggiungere obiettivi ambientali fermando il mondo.