Ancora sul pasticciaccio Volkswagen
Dilagano notizie, smentite, illazioni e sospetti di speculazioni.
Era nella logica degli eventi. Le dimissioni di Martin Winterkorn A.D. del Gruppo VW (a proposito, 28 milioni di liquidazione e altrettanti di pensione sono uno zuccherino non male per l’amara medicina) e la rivincita perfetta di Piech estromesso solo qualche mese fa, hanno dato “ufficialmente” l’avvio al diluvio di notizie, smentite, illazioni e sospetti che di solito alimentano queste situazioni.
Tutti, a qualsiasi livello istituzionale o privato, si stanno affannando a illustrare la propria posizione, a chiamarsi fuori (come il Governo tedesco), promettere inchieste durissime, minacciare sanzioni devastanti e interventi riparatori, blocchi nelle vendite. Ovviamente con il classico ritardo della stalla chiusa troppo tardi.
Adesso e per puro dovere di cronaca, dalla Spagna accusano Seat di essere nelle stesse condizioni della capogruppo e dell’Audi e lo stesso vale per Skoda mentre dalla Germania qualcuno insinua che a Monaco, cioè BMW, ci sarebbero problemi simili. Immediata e secca la smentita, ma intanto i titoli in Borsa crollano e il danno è fatto. Poi succede che il giorno dopo le quotazioni si riprendano e recuperino in modo sostanziale e allora non è proprio possibile non avvertire la puzza di gigantesche speculazioni fatte dai soliti professionisti di queste manovre che fanno ballare le quotazioni secondo interessi privatissimi e inconfessabili. E su questo chi dovrebbe controllare, come sempre, latita.
Tornando ai problemi relativi alle tecnologie di controllo delle emissioni sotto accusa va segnalato il servizio di Enrico de Vita (Automoto.it) che spiega come la vera “guerra” non riguardi tanto le emissioni di NOx con i suoi danni alla qualità dell’aria, quanto l’attacco che l’America sta portando all’alimentazione diesel che, con la benzina a bassissimo prezzo di cui godono da quelle parti, non appartiene alla loro cultura automobilistica. Insomma del diesel non ne vogliono sapere. E neanche i coreani e i giapponesi, con le loro normative diverse, impazziscono per il gasolio. Se è così è evidente che cambia qualche prospettiva.
E’ comunque certo che le attuali regole dei controlli di omologazione dei consumi e delle emissioni in laboratorio non possono avere altro valore che quello dell’uniformità delle rilevazioni, non della loro validità assoluta. Fermo restando il fatto che le bugie non si dicono.
E non sono probanti nemmeno i test su strada tanto invocati perché basta una variazione delle condizioni meteo, di quota o di traffico per variare i risultati. Vedremo cosa succederà dal 2017 per i motori a gasolio e dal 2020 per quelli a benzina quando i controlli saranno fatti anche su strada.
A proposito dei controlli severissimi da più parti annunciati specie da Procure e politici in cerca di visibilità, mi permetto un piccolo suggerimento per non trovarci prima o poi a parlare di un altro problema di cui tutti sanno tutto e nessuna dice niente o mette in atto il minimo controllo. Quale? Quello delle moto e dei motorini truccati con marmitte non in regola che incrementano le prestazioni e inquinano, anche acusticamente, più di molte auto.
Lo solleva, opportunamente, un lettore del Corriere. Quando i censori di oggi si accorgeranno, e soprattutto si occuperanno - anche - di questo?