Auto in Europa. Taglio del 35% alle emissioni di CO2
Viene davvero troppo spesso da chiedersi su quali basi, che non siano squisitamente di tipo politico e, quindi, di potere, in Europa si prendano decisioni che rischiano di creare più problemi di quanti non ne risolvano. Una considerazione che trova puntuale conferma nella decisione presa a Bruxelles riguardante il taglio del 15% delle emissioni di CO2 prodotto dalle auto entro il 2025 e del 35% entro il 2030.
La decisione è stata presa il 9 ottobre scorso all’Europarlamento dopo lunghe discussioni con un accordo di maggioranza interistituzionale alla fine del negoziato che ha visto riuniti i 28 ministri dell’ambiente, la Commissione Europea, rappresentanti di industrie automobilistiche e, naturalmente, gli ambientalisti di alcuni paesi nordici fermamente impegnati a imporre un taglio del 40%. Hanno votato a favore 20 Stati, 4 i contrari e 4 gli astenuti.
Il peso principale della decisione finale ricade su Irlanda, Lussemburgo, Svezia, Slovenia, Olanda e Danimarca che hanno trovato insufficiente la manovra. Quanto a Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, e Slovacchia hanno ottenuto concessioni particolari per le vetture ibride.
Sorprende l’adesione di Italia e Germania, paesi produttori, con la Merkel che ha ritenuto “accettabile” l’accordo nonostante il parere contrario delle loro industrie automobilistiche che vedono, in un taglio di questa portata, seri problemi occupazionali per i 3,4 milioni di addetti del settore, di cui 800.000 solo in Germania. A poco sembra valere, per arrivare all’accordo, un sistema di incentivi messo in atto per contabilizzare il livello di riduzione della CO2 e spingere la vendita di veicoli elettrici.
Preoccupazioni molto serie per le conclusioni sono state espresse dall’ANFIA, la filiera della componentistica Italiana, con il presidente Aurelio Nervo che preventivamente ha sottolineato come il comparto abbia sempre trainato la ripresa e le esportazioni con 5.700 aziende attive, 230.000 occupati.
Il presidente Nervo aveva anche dichiarato preventivamente che “… introdurre un massiccio e improvviso spostamento esclusivamente su una sola tecnologia, ad oggi industrialmente non matura e che necessita di meno manodopera ed un minor numero di componenti per veicolo, rischia di diventare, per l’Italia, un boomerang”.
Ecco, in bella evidenza, il risultato di una autentica lotta di potere e di schieramento affidato a compromessi di facciata mapieno di pericolose incognite.