Avviso ai naviganti Il caso Fiat-Formigli
Non so, e nemmeno mi appassiona tanto, sapere se una Mini è più veloce di una Alfa Mito o di una Citroën DS e se un collega, nel caso Corrado Formigli nel suo servizio nella trasmissione “Anno Zero”, abbia fornito un comparazione completa e imparzial
Quello che mi interessa è il non celato attacco alla libertà d’opinione ed al diritto di critica che indiscutibilmente viene dalla sentenza del Tribunale Civile di Torino che ha condannato l’estensore del servizio (e la Rai che l’ha trasmesso) ad una pena pecuniaria senza senso, 7 milioni di euro più spese. Neanche avessero ammazzato Marchionne visto che certi reati con vite umane perse sono stati risarciti con cifre che, al confronto, sono davvero ridicole.
Che poi il Tribunale sia arrivato a questa decisione sulla base di una perizia redatta da esperti in qualche modo legati alla Fiat è un altro elemento di forte perplessità e motivo di sospetto.
In definitiva è come se a tutti noi giornalisti dell’auto, venisse fatto pervenire, più o meno direttamente, un messaggio che suona più o meno così: “attenti a cosa scrivete”.
Non ricordo, nella mia lunga carriera, interventi a gamba tesa così violenti da parte di altri costruttori che, spesso criticati, hanno sempre avuto modo di difendersi o correggere giudizi errati o incompleti con metodi più limpidi e inattaccabili. Cosa che Fiat è di certo in grado di fare e ha tutto il diritto di fare perchè non è che noi si possa scrivere o affermare quello che ci pare in completa immunità e con pretesa di pontificia infallibilità, ma “est modus in rebus” e i mezzi per rimettere le cose a posto ed, eventualmente, ristabilire la verità ci sono non devono essere sproporzionati al problema. E non è tollerabile che, in un modo o nell’altro, siano intimidatori o percepiti come tali. Per un Gruppo come Fiat è anche una questione di stile. (MP)