C'è un colpevole per il Dieselgate
Scioccante confessione di un ingegnere VW: sono colpevole.
Adesso il Dieselgate ha un colpevole, e per di più, reo confesso davanti ad una Corte federale di Detroit.
È James Lang, ingegnere californiano di 62 anni che dal 1983 al 2006 ha lavorato a Wolfsburg, per poi essere trasferito negli USA per occuparsi, ironia del caso, del programma "clean diesel".
Nel 2006 si sarebbe occupato del motore incriminato e rendendosi conto, e non solo lui, che i limiti di emissioni imposti dalla legge americana erano irraggiungibili. In effetti Lang non può essere l'unico colpevole per uno scandalo di così devastanti proporzioni economiche e di immagine. E infatti, tra le cose confessate ai giudici, c'è anche l'ammissione di aver fatto parte di una specie di incredibile patto scellerato con altri personaggi dove tutti, sotto giuramento, si impegnavano a non rivelare i dati reali. Grave e incredibile comportamento che, se confermato, trasformerebbe un gruppo di tecnici e manager di una grande industria simbolo della Germania in una bella "famiglia" di omertosi.
Adesso i giudici degli Stati che hanno chiamato in giudizio la VW - New York, Maryland, Massachusset, Vermont, Pennsylvania e California - hanno in mano ben altri argomenti d'accusa, anche di natura penale, e l'ingegnere rischia 5 anni di carcere, salvo uno sconto se deciderà di cooperare a fondo con la Giustizia.
Non solo. Nell'infinito pasticciaccio del Dieselgate viene sempre più a fondo coinvolta anche la Bosch quale fornitrice di tecnologie. Ulteriori complicazioni potrebbero infine venire quando si conosceranno i risultati dell'indagine interna promossa dalla VW alla disperata e comprensibile ricerca di qualcosa o qualcuno che ne alleggerisca la responsabilità diretta.