Citroen SM la Gran Turismo del Double Chevron
Dopo il grande successo della DS, in Citroen stavano pensando come migliorare l’immagine sportiva del marchio. Non è così per niente casuale l’acquisizione nel 1968 della Maserati, nome storico con una grande tradizione di successi nelle competizioni, che stava attraversando un periodo di grande difficoltà. La fusione portò allo sviluppo di un nuovo modello sportivo, una coupé che doveva affiancare la berlina DS ed essere in grado di competere con la concorrenza tedesca e con quella italiana, ben più prestigiosa in quegli anni.
Nasce così la SM con le lettere che significano Sport e Maserati, ma più conosciuta in Italia come la Citroen-Maserati. Presentata alla stampa al Salone dell’Auto di Ginevra del 1970 si impone per i contenuti tecnici e per il particolare approccio al concetto delle prestazioni, perché in quei tempi le vetture pensate per “correre” erano solitamente piccole, leggere rigide ed anche un po’ scomode, spogliate di tutte le dotazioni per risparmiare chili e cavalli.
La SM, invece, è una vera Gran Turismo dove le velocità è perfettamente abbinata al comfort e per questo non rinunciava ai servocomandi per lo sterzo e i freni, al climatizzatore, agli alzacristalli elettrici e agli interni completi e rifiniti. Un’auto quindi perfetta per viaggiare a medie elevate sulle autostrade che si stavano costruendo in tutta Europa, dove non erano ancora presenti i limiti di velocità e il traffico era molto diradato.
Lunga quasi 5 metri (4,89 mt per l’esattezza) quindi molto più grande della concorrenza, è una coupé con due grandi portiere che facilitano l’accesso ai sedili posteriori, un’aerodinamica molto sviluppata ed un frontale caratterizzato da sei fari con comando dinamico e direzionale per illuminare l’interno delle curve. Lo stile è opera di Robert Opron, allievo di Flaminio Bertoni, la mano che ha creato la DS. L’abitacolo modernissimo utilizzava pregiati rivestimenti in cuoio o morbido velluto (ma con in opzione lo ski traforato) e due poltrone posteriori separate da un largo bracciolo retrattile che creava un ambiente silenzioso e accessoriato.
Alto il livello tecnico a partire dal motore Maserati progettato dall’ing. Giulio Alfieri, un V6 di 90° di 2.670 cc con 170 CV (secondo la misurazione DIN) con 4 alberi in testa e 3 carburatori doppio corpo Weber. Ottenuto dal V8 della Maserati Indy a cui erano stati tagliati due cilindri, negli anni aumenterà la potenza a 178 CV mentre le versioni per il mercato americano utilizzeranno un 3 litri da 180 CV con cambio automatico. Quelle europee, invece, montavano un manuale 5 marce con frizione a comando idraulico. Altre finezze tecniche sono il piccolo volante ellittico che comandava il sistema di sterzo Di.Ra.Vi, che non comanda meccanicamente le ruote, che sono invece mosse da un pistone idraulico a sua volta comandato dal movimento del volante tramite la pressione del sistema idraulico.
Nonostante un prezzo pressoché doppio rispetto a quello delle berline della gamma DS e paragonabile a quello delle versioni Cabriolet allestite da Chapron, riscosse subito un immediato successo con tempi d’attesa che raggiungevano i 10/12 mesi. La procedura di lavorazione non era delle più semplici con i motori che venivano costruiti a Modena in maniera artigianale, inviati a Parigi dove venivano verificati singolarmente e poi montati sulla vettura.
Sua Maestà, questo un altro dei soprannomi della SM, attraversò felicemente la prima metà degli anni ’70 con incoraggianti dati di vendita in Europa, pur senza sfondare nel mercato nordamericano. La crisi petrolifera del 1974 causò un deciso calo delle vendite e la parola fine arrivò il 24 aprile del 1975. Molte SM furono tuttavia assemblate ancora nello stesso anno presso gli stabilimenti della Ligier e da Chausson e l’ultimo lotto di 2.500 fu venduto in blocco negli USA. Qui con i distributori di benzina aperti un solo giorno alla settimana a causa delle restrizioni per la crisi energetica, la SM era l’unica sportiva capace di andare da sabato a sabato con un solo pieno di carburante.
Il V6 Maserati inoltre ebbe anche una intensa vita sportiva insieme a Ligier, allora costruttore di prototipi e non ancora arrivato in Formula 1. La JS 2 con cilindrata di 2.965 cc raccoglierà numerosi piazzamenti nelle gare endurance con diverse partecipazioni alla 24 Ore di Le Mans dal 1972 al 1975.