DELLA VALLE Vs MARCHIONNE/2
Continua, con la virulenza con cui è cominciata, la polemica Della Valle-Fiat.
La nuova occasione di intervento è stata la trasmissione di Gad Lerner “l’Infedele” che è servita all’imprenditore marchigiano per ribadire il suo durissimo giudizio sulla dirigenza Fiat e l’attacco frontale alla proprietà ed agli azionisti.
Tra le affermazioni più aspre ci sono quelle relative a John Elkan “che conosco da quando era bambino” e che come un bambino Della Valle si ostina a trattare ritenendolo inadeguato al suo ruolo. Ha poi ribadito, il proprietario della Tod’s (le scarpe che Marchionne ha dichiarato a Repubblica che non comprerà più) che Fiat troppo ha avuto dall’Italia nella sua lunga storia per non tenere conto degli obblighi che oggi ha verso il Paese. Gli Agnelli devono quindi “mettersi le mani in tasca, rinunciare ai dividendi e investire in questa Azienda”.
Al che Cesare Romiti, per oltre 20 anni al vertice di Fiat, ha approfittato di un palcoscenico televisivo (il TG 3) per ribadire la sua posizione altrettanto critica nei confronti di Marchionne del suo modo di condurre il Gruppo e di rapportarsi con il Governo, i Sindacati, il Paese. Toni diversi, ma stesse precise accuse.
E Marchionne? Tirato da destra e da sinistra ha rotto finalmente il silenzio ed ha concesso una lunga intervista ad Ezio Mauro, Direttore de La Repubblica.
Pragmatico e determinato come sempre ha rilanciato la sua visione fortemente aziendalista e la sua posizione di manager alla guida di un Gruppo sopranazionale che non può non tener conto della situazione di mercato e di logiche imprenditoriali precise. Investire oggi in nuovi modelli e sostenere ad oltranza la produzione in Italia (e in Europa) significherebbe, in pratica, non solo non rivitalizzare la domanda in quanto “la gente non ha più potere d’acquisto e siamo tornati a 40 anni fa, e qualcuno fa finta di nulla”, ma anche perdere i capitali investiti.
Ha poi spiegato che incontrerà il Governo e soprattutto che i guadagni che Fiat realizza fuori dall’Europa servono proprio per tenere in vita tutte le attività che sarà possibile mantenere in Italia.
Un punto fermo è stato quindi affermato e messo per iscritto, sia pure su un giornale: la presenza di Fiat in Italia non è in discussione, anzi viene ribadita proprio sulla base delle risorse che vengono da fuori Italia.
Bene così. Resta però da definire “cosa” resterà in Italia, con quali investimenti si realizzeranno i programmi relativi e l’appuntamento è già fissato per ottobre. Resta però anche e soprattutto se oltre a convocare i vertici Fiat il Governo si deciderà a varare una politica industriale e dei trasporti nel nostro Paese smettendola di massacrare letteralmente l’auto e gli automobilisti. Perché non si può certo dar torto a Marchione quando, sempre nell’intervista a La Repubblica, afferma che non potrà fare tutto da solo.