“Dieselgate” Volkswagen
Controlli a campione, proprio come l’antidoping.
Nonostante l’atteggiamento rassicurante del gruppo Volkswagen, da cui tutto è partito, il cosiddetto “dieselgate” è tutt’altro che un caso risolto e rischia di espandersi a macchia d’olio anche presso altri costruttori, al momento incolpevoli.
In Germania il Ministero dei Trasporti ha parlato della possibilità di controlli casuali da effettuare ogni anno presso i costruttori, senza preavviso: una sorta di “antidoping” casuale, in modo da scongiurare frodi in futuro.
Ciò comporterebbe l’allestimento di banchi prova a cura dell’Autorità Federale dei Trasporti e delle infrastrutture digitali (KBA) e includerebbe l’obbligo delle case di rendere pienamente trasparenti i software di bordo delle autovetture.
Non ci sono stati commenti da parte delle case, anche se non ci sarebbe da meravigliarsi se avessero qualcosa in contrario a svelare mappature frutto migliaia di ore/lavoro di ricerca.
Se non bastasse, c’è l’opposizione dei Verdi (che storicamente fanno il mestiere degli oppositori dell’automobile da sempre) i quali rifiuterebbero di dare fiducia alla KBA, asserendo che non è stata in grado di prevenire lo scandalo.
L’ADAC, cioè l’automobile club nazionale, è favorevole all’iniziativa, soprattutto nell’ottica di riconquistare un rapporto di fiducia con l’automobile, che il dieselgate ha incrinato alla radice.
Di questa poco invidiabile situazione sono conferma sentenze come quella del tribunale di Wiesbaden, che ha ordinato al Governo del Land di “ripulire” i fumi dei diesel entro settembre, altrimenti saranno emesse multe onerose.
Al di là della difficile fattibilità, contrapposta al rischio finanziario della contravvenzione, ciò che appare evidente è il contrasto fra poteri - magistratura, regioni, stato federale - che non contribuisce a una soluzione razionale e ben organizzata del problema.
Con il dieselgate è stato messo in discussione non solo il gruppo VW, ma l’intero sistema produttivo automobilistico tedesco, visto che in tutto il mondo sono spuntate come funghi inchieste, cause e class action non solo contro la Volkswagen, rea confessa, ma in certi casi contro i costruttori automobilistici tedeschi in generale(Corea del Sud) oppure contro il motore diesel.
Il dieselgate potrebbe portare a un cambio epocale, ma sarà comunque qualcosa pilotato dalla politica. È proprio delle ultime ore la notizia secondo cui negli USA l’ente protezione ambientale (EPA) avrebbe proposto alla Volkswagen di produrre auto elettriche (o ibride) e infrastrutture di carica.
Dove? viene da chiedersi. Naturalmente in America, negli stabilimenti di Chattanooga, Tennesse.
La vecchia regola del “do ut des” funziona sempre: VW ha combinato il guaio, VW deve porre riparo. Se tecnicamente in tempi brevi non ce la fa, può sempre compensare indirettamente creando il beneficio di nuovi posti di lavoro.
Importante sarà informare bene i cittadini elettori.