Fiat: gli investimenti a Melfi
Tanto tuonò che piovve ed è una pioggia benefica.
In Basilicata nasceranno la Jeep che questa volta attraversa l’Atlantico portando lavoro. Lo storico e prestigioso marchio campeggerà non su un solo modello, ma sua una famiglia di mini SUV; sulle stesse linee sarà poi assemblata la 500X che, a sua volta, andrà ad arricchire la gamma sempre più autonoma e corposa, della nuova 500.
Una volta di più, dunque, Marchionne e John Elkann hanno preso in contropiede l’industria automobilistica europea che, di questi tempi, non solo sembra guardarsi bene dall’investire, ma è in fase di dolorose ristrutturazioni. Si comprendono bene, pertanto, le realistiche dichiarazioni del Presidente di Fiat “si tratta di una svolta epocale” per un impianto che correva seri rischi di chiusura e dell’A.D. “non sarà una sfida facile”. E non lo sarà soprattutto anche sui mercati dell’export verso i quali Fiat punta con decisione anche con le produzioni di Mirafiori e Cassino, quelle attuali e quelle che vi sono programmate.
L’occasione è stata anche utile per rispondere alle critiche di chi sostiene che gli accordi con Chrysler finiscono, in pratica, per togliere lavoro agli impianti italiani, e su questo John Elkan è stato chiaro: “senza Chrysler tutto questo non sarebbe possibile” visto anche che, come ha ricordato, quest’anno Fiat perderà ancora, in Europa, 700 milioni di euro.
I meccanismi degli investimenti si sono insomma messi in movimento e le incognite, per non dire dei rischi, di certo non mancano, così come le difficoltà del mercato e, in generale, del Paese. Ma proprio per questo, come non sottolineare il valore concreto e simbolico di quanto è successo a Melfi?