I dubbi di Marchionne sull’auto elettrica
Neo laureato honoris causa in ingegneria meccanica all’Università di Trento nel Polo Meccatronica di Rovereto, Sergio Marchionne è più che mai pronto ad affrontare le problematiche della rivoluzione in atto nel mondo dell’automobile e della mobilità in genere.
Il Gruppo FCA di cui è alla testa possiede naturalmente tutte le conoscenze tecniche per essere pronto con quello che ci aspetta nel futuro prossimo in materia di auto ad alimentazione alternative e per questo coltiva anche accordi e rapporti di collaborazione con i maggiori centri di ricerca sviluppo a livello internazionale. Pragmatico come lo conosciamo il neo ingegnere non concede però spazio a facili ”innamoramenti” e a scelte forse non così definitive e imminenti così come vengono prospettate. Difficile dargli torto.
Facile invece, ad esempio, gli entusiasmi smodati di Formigoni che, alla presentazione della prima stazione di rifornimento per un prototipo di auto all’idrogeno, dichiarava che entro due anni le nuove auto circolanti in Lombardia sarebbero state tutte così alimentate.
Ecco allora il pensiero del neo ingegnere sull’auto elettrica, ribadito in occasione del conferimento della laurea dopo affermazioni del tipo “ogni 500 elettrica che vendo perdo 5.000 euro” oppure, per le ibride, “due motori costano più di uno”: “l’elettrico è un progetto da valutare con realismo e lungimiranza che può essere un’arma a doppio taglio … può essere una minaccia all’esistenza stessa del nostro pianeta”.
Per Marchionne non è in discussione l’utilità dell’auto elettrica per abbattere le emissioni, ma ricorda che nel mondo i due terzi dell’elettricità è prodotta da combustibili fossili e che le emissioni prodotte in questo modo sono equivalenti a quelle della benzina. Resta quindi da considerare con il massimo realismo il bilancio definitivo e complessivo del programma, con il rischio di spostare altrove le fonti di inquinamento. Non meno importante è il costo e la tipologia delle nuove centrali che dovranno essere previste.
L’intervento di Marchionne non ha mancato di scatenare polemiche anche roventi. Due i principali argomenti tirati in ballo dagli oppositori.
Il primo riguarda le energie alternative o rinnovabile (metano, gas naturale, eolico, solare, maree, ecc) che le attuali centrali e le nuove in costruzione vanno utilizzando; il secondo, più malizioso, ritiene che Marchionne abbia fatto queste osservazioni per il semplice fatto che FCA non ha un’offerta di modelli elettrici, preferendo al momento il metano e il gas naturale, disponibile, rinnovabile, poco inquinante e economico.
Al numero uno di FCA si rimprovera anche di non aver avuto nulla di concreto e comparabile da opporre ai “programmi elettrici” presentati al Salone di Francoforte praticamente da tutti i maggiori costruttori, cinesi compresi.
Tutto vero. Come la certezza che non appena l’auto elettrica sarà competitiva per diffusione, prezzo, autonomia e con infrastrutture adeguate, uno o più modelli elettrici o elettrificati con i marchi del Gruppo FCA non mancheranno di arrivare sul mercato. In Italia ci vorrà tempo, visti i numeri ancora irrisori di auto 100% elettriche che si immatricolano, il sostegno all’acquisto altrettanto irrisorio offerto dalle Istituzioni centrali e locali e il confronto imbarazzante tra l’Italia e altri paesi, specie dell’Europa del Nord, in vantaggi economici all’acquisto ed alla gestione e nella diffusione di stazioni di ricarica.
In definitiva è solo questione di tempo e di investimenti, ma siamo sicuri che anche per Marchionne la strada dell’elettrico è ormai una scelta obbligata. Altrimenti che “pragmatico” sarebbe?