Il caso Volkswagen

Chiarezza, cambiamento e serietà. Anche nella comunicazione.

25 Sep 2015 motorpad.it
Il caso Volkswagen

Il caso Volkswagen può e deve essere una preziosa occasione per il necessario cambiamento e tornare tutti con serietà a parlare di auto. Molto c’è da cambiare nelle leggi, nei regolamenti e nei comportamenti e nessuno può chiamarsi fuori da un processo che la questione dei diesel VW ha messo in moto rischiando di coinvolgere luniverso mondo dellindustria dellauto.

Cambiare si deve e cambiare molto. Con costi molto, molto alti da diversi punti di vista mettendo e nella lunga lista delle situazioni su cui riflettere entra con tutto il suo peso anche la comunicazione. Almeno nei modi che va sempre più generalizzandosi da parte delle direzioni Marketing e Uffici Stampa di molti costruttori e da troppi giornalisti o presunti tali del settore.

Lo so. Siamo nell'era del Web che tanti problemi generazionali quotidianamente mi procura. Che quasi sembra "divertirsi" a insegnarmi un nuovo linguaggio, un nuovo modo di (non) scrivere. Che se hai un'idea, un'opinione, un giudizio da esprimere devi, il più delle volte, e con le dovute e lodevoli eccezioni, trasformarlo in un telegramma. Siamo sempre più, noi giornalisti, testimoni di eventi in cui la cornice prende, violentemente verrebbe da dire, la prevalenza della cornice sul quadro.

Un esempio, giusto per spiegarmi meglio. Sta diventando normale, o quasi, trovarsi ad una conferenza stampa dove lo chef stellato di turno è sinceramente convinto che la sua ricetta per le sue uova fritte al cacao o per il suo risotto al caffè è più importante del nuovo modello che siamo chiamati a provare e, magari, commentare con qualcosa di più di un selfie che forse non interessa neanche i parenti stretti del soggetto ritratto.

Lo autorizzano a pensarla così, in verità, non tanto gli Uffici Stampa che sanno benissimo come riempire di contenuti un incontro, quanto la maggior parte delle Direzioni MKT da cui i suddetti Uffici in pratica dipendono, e che attribuiscono sempre più importanza all’evento, agli ospiti di contorno, alle famose “location” più o meno esotiche e, magari, viste mille volte e complicate da raggiungere.

Lo dobbiamo quindi recitare per primi noi giornalisti, il mea culpa di una informazione spesso banale e finalizzata solo a dimostrare un “io c’ero e tu no” vanaglorioso.

Quello che allora ritengo indispensabile è riportare l'automobile, le sue problematiche sullo sviluppo della tecnica, sulla sicurezza, sul traffico, sull’ambiente, al centro del dibattito. E naturalmente molti continuano a farlo con impegno, specie tra i quotidiani, i periodici e le rubriche TV più autorevoli e i Siti meglio attrezzati. Ciò che conta è che tutti dobbiamo impegnarci tutti ad essere in primo luogo meglio informati e preparati per un’opera di divulgazione chiara e comprensibile al servizio del lettore.

Quanto alla comunicazione che viene dai costruttori la situazione è praticamente la stessa. Lo andiamo ripetendo da tempo: non se ne può più di dossier e pagine di pubblicità con le loro insopportabili iperboli tecnico-stilistiche-prestazionali sulla qualità dei modelli reclamizzati, su consumi che con un pieno fanno il giro del mondo.

Ancor meno piacciono quelle righine in caratteri microscopici che fai fatica a leggere anche con un microscopio e che sembrano voler nascondere chissà quale mistero inconfessabile o sorprese che poi troverai in Concessionaria.    

È ora di essere tutti più chiari, concreti e soprattutto credibili. Vogliamo provarci.

Marcello Pirovano

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