L’auto e la campagna pubblicitaria Porsche

In genere non ci occupiamo, non è esattamente il nostro mestiere, delle campagne pubblicitarie delle case automobilistiche, a meno che non contengano tali elementi di creatività e di novità da proporsi come occasione di riflessione e di dibattito più

28 Nov 2012 motorpad.it
L’auto e la campagna pubblicitaria Porsche
In genere non ci occupiamo, non è esattamente il nostro mestiere, delle campagne pubblicitarie delle case automobilistiche, a meno che non contengano tali elementi di creatività e di novità da proporsi come occasione di riflessione e di dibattito più generale.
Cade esattamente in questa categoria l’iniziativa di Porsche che ha affidato il suo messaggio ad un mago della comunicazione qual è Oliviero Toscani che è venuto a Milano a parlarne in una conferenza stampa moderata da Carlo Cavicchi, Direttore di Quattroruote, e arricchita dalla preziosa presenza di Oscar Giannino.
 
Ne è uscito un dibattito di grande interesse che ha subito travalicato i confini della pubblicità per aprirsi ad un esame tanto severo quanto appassionato e documentato sulla situazione dell’auto in Italia.
“Io non ci sto” ha detto il grande fotografo che ha messo una Porsche al centro del suo colorato messaggio in cui è esplosa tutta la sua passione per le cose belle in genere e per l’auto in particolare. “Non ci sto” a sentirmi colpevole anche quando ho la coscienza in pace come cittadino nei suoi doveri verso lo Stato, “non ci sto” a disfarmi di tutto quanto ha dato senso e sostanza alla mia vita, a intristirmi, a rinunciare a sentirmi felice per quanto ho fatto e conquistato. “Voglio continuare a sognare” e l’auto - e a maggior ragione un’auto come la Porsche, glielo concediamo volentieri – è al centro dei nostri sogni. Il sogno, quindi e la ricerca del bello vanno difesi  con tenacia, specie in questi tempi grami.
 
Gli ha fatto eco, con l’intelligenza, l’arguzia e l’inattaccabile documentazione di cui dispone, Oscar Giannino che con ardita quanto perfetta immagine ha bollato il Governo che vuole uccidere il sogno come “Governo Savonarola”.
E come non essere d’accordo se sono almeno 18 le imposte tra carburanti, accise, spese assicurative balzelli diretti e indiretti nazionali e locali quelli che gravano sull’auto, se sono 30 i passaggi procedurali che la vorace e pigra burocrazia impone all’automobilista, se ad ogni tirar di vento o scrosciar di pioggia arrivano tasse che dovrebbero almeno essere provvisorie e legate all’eccezionalità del momento che le ha generate finiscono sempre per diventare eterne.
 
Per non dire dell’atteggiamento lugubre e deleterio di chi, anche e soprattutto tra i media, parla solo di crisi, di insicurezza, di rischi sempre immanenti.
Ecco allora, ha detto sempre Giannino, che bisogna reagire e far fare ancora a Savonarola la fine che conosciamo. Non un appello alla rivolta o alla violenza, naturalmente, ma un invito forte a reagire, prima sul piano dei singoli comportamenti ed atteggiamenti e poi su quello generale.
Ecco allora il valore della campagna pubblicitaria Porsche: un invito chiaro e possibile a rifiutare il declino e la tristezza. Non sarà certo il “Governo Savonarola” a uccidere l’auto e la passione che suscita sempre. A uccidere il sogno.
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