L'auto italiana a guida autonoma
Un'auto italiana a guida autonoma nella Silicon Valley.
C'è un'auto italiana che va da sola. Fino in America. Nella Silicon Valley. Confesso che in molti (quorum ego) anche tra gli addetti ai lavori, non ce n'eravamo quasi accorti, o addirittura non ne sapevamo niente. Eppure già nel 2010 aveva vittoriosamente superato una prova incredibile: andare da Parma all'Expo di Shanghai senza intervento del pilota, se non per qualche chilometro a causa di una segnaletica confusa. Qualcosa come circa 16.000 km percorsi in 100 giorni attraversando 9 Stati.
Un'avventura cominciata addirittura nel 1994 quando, è ora di dire il nome del protagonista di questa storia - Alberto Broggi - esce dal Politecnico di Torino con la sua brava laurea e con un paio di collaboratori realizza, quattro anni dopo, un elaboratore con 256 processori e lo piazza su un Fiat Ducato con il compito di mettere a disposizione del pilota una serie di dati che servono a guidare il mezzo battezzato, chissà perché, Paprika. Forse perché pieno di cose che solo lui, visionario quanto tenace inventore, sapeva essere pieno di "saporitissime" scoperte sulla mobilità del futuro come lui la intendeva.
Quel bagaglio tecnologico, con gli sviluppi che si vanno realizzando, nel 1998 passa su una Lancia Thema che con i suoi cento occhi si guadagna il nome Argo e, soprattutto, percorre da sola 2.000 km di strade italiane.
Con i finanziamenti che arrivano dal CNR nasce poi, a Parma, il VISLAB, laboratorio per la visione artificiale e sistemi intelligenti che dà dimostrazione di che qualità è il lavoro che sta facendo realizzando un'auto con il viaggio a Shanghai e, tre anni dopo quando una "Bravo Vislab" si muove da sola nel trafficatissimo centro di Parma.
Un percorso scientifico, quello dell'ing. Alberto Broggi e dei suoi collaboratori, che avrebbe dovuto muovere l'interesse delle Istituzioni sempre pronte a intronarci di dichiarazioni sull'importanza della ricerca per lo sviluppo del Paese, ma altrettanto restie, con giustificazioni più o meno valide, a concedere i necessari fondi.
Non meno inspiegabile il sostanziale disinteresse dell'industria automobilistica nazionale ed europea.
E allora? Allora ecco farsi avanti la società americana di ricerca Ambarella (di Santa Clara - California) che investe 30 milioni di dollari impegnandosi a sviluppare l'hardware e a lasciare a Broggi, e ai suoi compagni e soprattutto a Parma, il software.
Con questi soldi Vislab può ora mantenere viva e sviluppare in autonomia la sua attività e una bella squadra di cervelli, che cresce anche con nuove assunzioni, resta in Italia, quasi una appendice importante e di prestigio della Silicon Valley.
Resta il fatto che il seme dell'auto a guida autonoma, sbocciato come meglio non poteva, è stato piantato in Italia e da Alberto Broggi. Non lo perderemo più di vista. Altro che Google e tutti gli altri costruttori e Istituti che si sono ora messi all'opera di rincorsa come i cavalli del Palio di Siena alla caduta del canapo.