La Citroen 2CV, 70 inimitabili anni di originalità e funzionalità
Compie 70 anni la Citroen 2CV, una delle auto più originali e funzionali che mai sia stata realizzata. E non solo da Citroen. Nasce per un’intuizione di Pierre-Jules Boulanger allora D.G. di Citroen, che si era messo in testa di rispondere adeguatamente ad una richiesta di mobilità, versatilità e prezzo abbordabile degli agricoltori francesi, gruppo sociale che in Francia è, più che mai e più che altrove, impossibile trascurare.
Al gruppo tecnico guidato da André Lefebvre incaricato della realizzazione del progetto battezzato “La Toute Petite Voiture” viene imposto il raggiungimento di traguardi assolutamente irrinunciabili come la possibilità di fare riparazioni semplici, con gli stessi utensili con cui si riparavano i trattori, muoversi anche dove “la strada non c’era”, percorrere 100 km con tre litri di benzina, il massimo della leggerezza possibile, poterci salire con il cappello in testa ed essere in grado di portare al mercato un cesto di uova senza che se ne rompesse una. E naturalmente con almeno due persone a bordo.
Il programma parte nel 1936 e arriva alla prima realizzazione di un prototipo nel 1939. Stilisticamente è disegnata da Flaminio Bertoni che in realtà le sue creazioni non le disegna ma, da quel valido scultore che è, le materializza direttamente in tre dimensioni con la plastilina a grandezza naturale così da dare immediatamente la sensazione precisa delle dimensioni e della fisicità del modello. Qualche anno dopo, nel 1955 stupirà il mondo con la DS.
Lo scoppio della guerra ferma ogni attività e, quindi, la nascita ufficiale della 2CV come la conosciamo (a parte una preserie di circa 200 esemplari di cui 3 o 4 sopravvissuti) avviene al Salone di Parigi del 1948 svelando compiutamente il valore sociale di cui è portatrice. Viene messa in vendita a 185.000 franchi.
Di italiano in questo fenomeno di vettura che nel frattempo si è affinata nella carrozzeria ed ha conquistato, ad esempio, anche il secondo faro che prima non c’era, c’è anche il motore due cilindri contrapposti di 375 cc sviluppato da Walter Becchia, tecnico di Casale Monferrato che a sua volta lascerà il segno anche sulle DS e ID.
Nel 1990 la 2CV esce di produzione dopo 5 milioni di unità, non pochi dei quali ancora ricercati e custoditi dagli appassionti in tutta Europa.
Tutto questo è rivissuto nell’originale celebrazione organizzata da Citroen Italia al Centro Documentazione della marca in Toscana tra le colline senesi. Una dozzina di esemplari, tra cui tre assolutamente unici, di collezionisti sono stati messi a disposizione per un vero viaggio nel tempo andato e nella storia dell’automobilismo mondiale.
Chi per ragioni varie, principalmente di età come è ovvio, o perché nessuno ti affiderebbe ad altri il suo esemplare amorevolmente restaurato e custodito per farci un giro, non si è mai messo alla guida di una 2CV, ha vissuto emozioni tanto nuove. Come quelle regalate anche da versioni più recenti come una Charleston degli anni ’90 con la sua eleganza bicolore e i 29 CV del suo motore, la sensazione “strana” e i timore per rollii e beccheggi fuori dall’immaginazione in rapporto alle auto di oggi. Si sono visti maneggi impensabili per i cambi di marcia con la leva in plancia (l’indimenticabile “manico di ombrello’) da far ruotare secondo necessità. Niente servosterzo, naturalmente, ma almeno i freni a disco erano già un patrimonio sulle ruote anteriori.
Si sono accavallati ricordi, per chi ne aveva, e sensazioni nuove riproposte, ad esempio dai poco più dei 100 km/h consentiti dal motore con il suo caratteristico canto da frullino gigante raffreddato ad aria. E le sospensioni? Da non credere cosa sono state capaci di assorbire su e giù per le colline e nelle tormentate curve del magnifico percorso; con il vento a inondare l’abitacolo per la capote in tela arrotolata a mano fin dietro i sedili posteriori.
Un’idea brillante, questo tipo di celebrazione/prova. Assolutamente da riproporre ogni volta che verrà a calendario la celebrazione di un modello che ringiovanisca per qualche ora i più vecchi e spieghi bene ai giovani che gli alberi crescono bene se le radici sono forti e sane.