Marchionne da Detroit
Non arrivano solo nuovi modelli e concept che c i inoltrano nel futuro dell’auto dal Salone di Detroit e non solo “celebrazioni” più o meno enfatiche dei successi che si vanno registrando sul mercato americano che vive una fase di crescita ben consol
La prima non poteva trovare miglior palcoscenico del Salone e riguarda gli sviluppi del piano di fusione tra Fiat e Chrysler che “devono diventare una cosa sola e che, se potessi, l’avrei già fatta”.
Il problema per acquisire quanto manca al controllo totale della Casa americana, cioè il residuo 41.5% delle quote azionarie, è che questa parte residua di Chrysler è detenuta dal fondo Veba del sindacato che quando si tratta di soldi sa ben difendere i propri interessi che per vendere chiede un prezzo ritenuto troppo alto.
I conteggi partono dalla valutazione di 150 milioni di dollari offerti da Fiat a giugno per acuire un pacchetto del 3,3% contro la quale i sindacati hanno rilanciato chiedendone 260. Toccherà al tribunale prendere una decisione entro marzo e stabilire così il prezzo ritenuto equo, con il rischio che se non si troverà un accordo Veba minaccia di mettere una buona parte del loro pacchetto sul mercato.
Fuori dalle questioni finanziarie Marchionne ha fatto il punto sui nuovi prodotti in programma e ha confermato che la Levante, il nuovo SUV di Maserati sarà costruito in Italia, ma ancora non ha precisato in quale impianto. Ha però confermato che in Italia non ci saranno chiusure e investimenti, ma solo grazie ai buoni risultati ottenuti fuori dall’Italia e da Chrysler. La produzione punterà su modelli premium da esportare e in questo un ruolo importante avrà il rilancio del marchio Alfa Romeo che non sarà venduta e che potrà contare anche sugli “aiuti tecnici” di Maserati e Ferrari per quanto riguarda i motori.
Altra importante e attesa dichiarazione quella relativa agli accordi in via di definizione per costruire in Cina con il Gruppo GAC modelli Jeep e in Asia sembrano anche destinati a realizzarsi altre forme di alleanze con altri costruttori con probabile oggetto un’auto low cost. Cosa che sembra escludere accordi del genere in Europa.
Tracciando un bilancio del Gruppo per il 2012 Marchionne ha ribadito l’importanza della strategia di accordo con Chrysler che in pratica ha salvato le due aziende e consentito di vendere nel mondo 4.100.000 vetture delle quali il 60% in America dove si è spostato il cuore delle attività del Gruppo.
Molto positivi anche i risultati in Brasile. Impietoso, per contro, l’esame sulla situazione europea dove i costruttori generalisti in un anno e mezzo hanno perso circa 5 miliardi. A questo proposito in America sembra prendere corpo un atteggiamento molto critico verso le filiali europee delle “Big Three” che, come nel caso degli aiuti alla General Motors, continuano a perdere soldi pubblici. Quanto a Ford sta riorganizzando la sua presenza in Europa con la chiusura di una fabbrica in Belgio, mentre sono nel mirino altri impianti in Gran Bretagna, Germania e Francia.
Non poteva mancare infine un accenno alla situazione politica italiana, specie in vista delle imminenti elezioni. Chiara, come sempre la sua posizione “ … ringrazio Monti per quello che ha fatto, ma ora siamo in una fase diversa e la Fiat non ha niente da dire alla politica, salvo che il nuovo governo sappia decidere e orientare bene il paese. Io faccio il mio mestiere: il metalmeccanico”.