MIRAFIORI, SANTORO e QUATTRORUOTE
Doveva essere un accordo storico, sottoscritto rapidamente da tutte le organizzazioni sindacali.
Lo scoglio su cui si è infranta la trattativa richiama in causa il contratto nazionale/Finmeccanica, quadro entro il quale Fiat non intende più muoversi e che le varie sigle sindacali ora considerano irrinunciabile. Sarebbe in pratica mancato uno specifico contratto aziendale per Mirafiori, rimandando tutto il resto a quello nazionale a cui Fiat non vuole più sentirsi legata. I sindacati accusano la Fiat di non aver aperto una trattativa partendo, come era stato detto, “da un foglio bianco”, ma di essersi presentati con un “foglio fotocopia” di quello proposto per Pomigliano.
Tutti si augurano ora che il dialogo possa riprendere e gli inviti in questo senso vengono anche dal Ministro del Welfare Sacconi, dal capo della CISL Bonanni, dal sindaco di Torino e dal governatore della regione Piemonte.
Una situazione, quindi, tutta da seguire e che si spera sia aperta a soluzioni positive e condivise anche con l’accordo di Chrysler che non potrà non avere voce in capitolo visto che il progetto in discussione riguarda una società mista italo-americana per la produzione di veicoli con i marchi Chrysler e Alfa Romeo. E non è senza significato il fatto che i sindacati americani, attualmente in piena sintonia con Marchionne, siano gli azionisti di maggioranza di Chrysler. L’auspicio è che l’Italia e Torino in particolare, una delle capitali storiche del motorismo mondiale, non finiscano alla periferia dei nuovi imperi che si vanno disegnando sotto cieli lontani.
Intanto Marchionne ha deciso di impegnarsi in un altro motivo di scontro e di forte polemica e, questa volta, è impossibile dargli torto.
Nel mirino dell’ A.D. di Fiat c’è la trasmissione Anno Zero e il suo conduttore Michele Santoro che sembra davvero essere stato quanto meno mal consigliato (ma non per questo è meno responsabile) nell’utilizzare un servizio realizzato da Quattroruote dove sono state messe a confronto una Mini, una Citroen DS3 e un’Alfa Mito. Usato in modo del tutto improprio e parziale il servizio in oggetto ha, in sostanza, messo in evidenza solo l’unica situazione (la velocità massima in pista) in cui il modello italiano risulta perdente rispetto alle avversarie.
Si è anche trascurato di mettere in chiaro non solo che gli altri modelli erano di cilindrata superiore (1600 cc contro 1400), ma anche che la Mito è risultata vincente in sicurezza, confort e in alcuni aspetti tecnici importanti.
Da qui una più che motivata querela per danni reali e di immagine e a difesa dei lavoratori, con relativa richiesta di sostanziosi risarcimenti da destinare in beneficenza.
Questi i fatti e, se ogni tanto è lecito schierarsi, siamo senza riserve dalla parte dell’Alfa e della professionalità e correttezza dei colleghi di Quattroruote.