Paga sempre l’auto
Ancora le mani nelle tasche degli automobilisti.
Con buona pace per l’ipocrisia di un balzello generalizzato che era già falso chiamare Ecopass o “Pollution Charge” e che invece serve solo a fare cassa. Adesso la chiameranno “Congestion Charge” ma la sostanza non cambia.
Insomma l’auto è, una volta di più, sotto attacco, e già fioccano le – giuste – polemiche circa gli effetti che una manovra del genere avrà sul commercio e sulle attività produttive, sull’inevitabile lievitazione di tutti i costi indotti e sulle difficoltà che dovrà sostenere chiunque, cittadino milanese o no, vive la sua giornata lavorativa entro i confini della “città proibita”.
A tutto questo si aggiunge la decisione già operativa che taglia in modo drastico le possibilità di parcheggio. Milano si sta infatti colorando di blu, di quelle strisce blu che consentono di sostare solo a chi risiede nel quartiere. E se da qui si esce in auto tutto, in pratica, è a pagamento. Non ci vorrà molto ad accorgersi dell’effetto paralizzante del provvedimento.
Intanto, a peggiorare comunque la possibilità di muoversi in città e a chiedere sempre più soldi ai cittadini senza miglioramenti percepibili nei servizi, è aumentato il biglietto di tram e metropolitana. Come questa manovra possa invogliare all’uso dei mezzi pubblici è un mistero che gli illuminati amministratori si guardano bene dallo spiegare.
La Milano che vantava tra le sue glorie un marchio come l’Alfa Romeo si sta rivelando nemica dell’auto e le imputa, in modo acritico e una volta di più puramente ideologico, responsabilità che non le appartengono. Non solo per quanto riguarda l’inquinamento, ma nemmeno per quanto la congestione del traffico. E’ infatti innegabile e sotto gli occhi di chi vive la realtà cittadina che il caos di cantieri aperti di anni e aperti senza la minima coordinazione è la vera causa delle permanenti difficoltà di circolazione.
Basta allora scaricare i costi del cattivo governo del territorio e dell’inesistente politica dei trasporti sul cittadino. Che non tarderà, c’è da scommetterci, ad organizzarsi per far sentire la sua protesta.