Tutti contro Marchionne
Non è piaciuta a nessuno la decisione di Fiat di mettere in mobilità 19 dipendenti di Pomigliano che dovrebbero lasciare il posto ad altrettanti lavoratori che hanno vinto la causa individuale contro la casa torinese accusata di discriminazione in qu
Si è mosso il Governo - e poteva anche fare qualcosa di più concreto anche prima - con le dichiarazioni di Passera “l’Azienda è libera, ma non mi è piaciuta la scelta su Pomigliano” (e vorremmo vedere!) e Fornero “fermate i licenziamenti” e pare debba intervenire anche il Premier per tentare di mettere fine allo scontro tra Fiat e Sindacati con una proposta di composizione “ultimativa”.
Una volta di più, e sempre a gamba tesa, non ha perso occasione di farsi sentire anche Della Valle con un ruvido “bisogna proteggere l’Italia da Marchionne e dagli Agnelli” e se ci dicesse anche come sarebbe meglio.
Quanto a Bonanni, leader della CISL firmataria degli accordi, non poteva non rilevare che se vengono reintegrati i dipendenti prima esclusi gli iscritti al Sindacato che ha firmato gli accordi di Pomigliano “verrebbero ingiustamente licenziati altri che erano d'accordo”, cosa che, inevitabilmente, scatena, per cominciare, una guerra tra lavoratori.
E’ vero che Marchionne l’aveva pur detto che a Pomigliano non c’era posto per un solo lavoratore in più stante la cassa integrazione in atto anche per questo impianto, ma l’opinione pubblica fatica a comprendere una presa di posizione così dura: e questo dopo che Marchionne si era reso delle perdite di simpatie, per sé e per la Fiat, in seguito alle dichiarazioni su Renzi e soprattutto sulla città di Firenze; ha infatti provveduto ad una smentita di quelle dichiarazioni, che sa tanto di (opportune) scuse con una pagina sulla Nazione e ci si aspettava che proseguisse questo opportuna politica di “recupero” di immagine.