27 luglio 1990 termina la produzione della Citroen 2CV

27 Jul 2022 Paolo Pirovano
27 luglio 1990 termina la produzione della Citroen 2CV

Quella della Citroen 2CV è stata una delle più longeve storie del mondo dell’automobile. Presentata al Salone dell’Automobile di Parigi nel 1948, rimane in produzione fino al 27 luglio del 1990 quando dalla catena di montaggio, a Mangualde, in Portogallo esce l’ultimo esemplare. Si chiude così la carriera di un modello che ha subito conquistato il pubblico con 5,1 milioni di veicoli venduti, comprese le versioni derivate.

Il progetto della 2CV nasce prima della Seconda Guerra Mondiale, a metà degli anni '30, quando Citroen  inizia a sviluppare un'auto economica, di piccole dimensioni, capace di andare ovunque, di trasportare ogni cosa, economica nell’acquisto e nella gestione.

Le linee guida assegnante dall’Ingegner André Lefèbvre, Capo Progettista erano semplici e chiare: “Fate studiare nel vostro reparto una vettura che possa trasportare due contadini con gli zoccoli, cinquanta chili di patate o un barilotto di vino ad una velocità massima di sessanta chilometri orari con un consumo di tre litri per cento chilometri”. La TPV "Toute Petite Voiture" (macchina molto piccola) è pronta nel 1939 ma lo scoppio delle ostilità rimandò il lancio e i 250 prototipi costruiti vengono in gran parte demoliti e soltanto pochissimi esemplari nascosti.

Dopo la guerra, Citroen riprese a lavorare e affida a Flaminio Bertoni il design che viene rivisto profondamente. Progettata per un ampio pubblico in un momento in cui l'automobile era ancora un oggetto di lusso, la 2CV è un veicolo economico, sia in termini di consumi sia per la manutenzione, dallo stile originale ricco di innovazioni tecnologiche. Come la trazione anteriore, le sospensioni morbide e il motore a due cilindri raffreddato ad aria. La carrozzeria è avvitata al telaio e al posto di un tetto in acciaio, è dotata di un tetto avvolgibile in cotone impermeabilizzato. Inizialmente, ha freni a tamburo e dal 1981 a disco anteriori. A causa delle scarse materie prime, ad inizio produzione, Citroen poteva garantire un numero limitato di mezzi che ha comportato liste di attesa fino a sei anni.

Il primo motore è un boxer bicilindrico raffreddato ad aria con una cilindrata iniziale di 375 cc da 9 CV con cambio a quattro velocità. In seguito il passaggio al 602 cc per la 2CV6 del 1970 con potenza di 28 CV. La versione da 9 CV raggiungeva una velocità massima di circa 70 km/h mentre gli ultimi modelli con 29 CV hanno toccato i 113 km/h. Per tutti era possibile avviare il motore utilizzando la manovella usata per il cambio delle ruote dell’auto.

Nel 1951 fu introdotta la versione “Fourgonnette” che offriva un vano di carico dalle forme regolari con due porte a battente nella parte posteriore.

A partire dal 1976, nascono le serie speciali con la SPOT, con carrozzeria in tinta Orange Teneré, motore da 435 cc e, solo per la Svizzera da 602 cc. Nel 1981 la più famosa di tutti, la Charleston, un omaggio agli “anni folli”, in stile retrò, gialla e nera o bordeaux e nera (poi anche in due toni di grigio). Nel 1983 è la volta della France3 (in Italia Transat), nel 1985 le Dolly, nel 1986 le Cocoricò tricolori e persino una versione dotata di frigobar allestita in collaborazione con le più famose acque minerali del mondo, la 2CV Spécial Perrier (1988). La Charlestone rimane in produzione, visto il grande successo fino al 1990, quando le nuove normative europee ne fanno terminare la produzione.

La Citroen 2CV è sempre stata sinonimo di libertà, fascino francese, anticonformismo e avventura, con migliaia di appassionati che la collezionano e ne fanno il simbolo del loro stile di vita.

In Italia, ci sono due Club ufficiali dedicati a questa vettura: l'Associazione Internazionale Club Citroën e Derivate Italia” di Beinette (CN) e il “Club Italia Bicilindriche Citroën” di Lodi.

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