37° edizione del Motor Show Bologna
E’ una storia, quella del Motor Show di Bologna, che prende inizio nel 1976 quando quattro “mattocchi” che rispondono al nome di Lauda, Agostini, Munari e Molinari, inventano e piazzano proprio al centro della regione più “motoristica” d’Italia la lo
La formula proposta è tanto semplice quanto innovativa: unire l’abituale parte espositiva di auto, moto e accessori, a quella spettacolare e sportiva.
Si questa base il Motor Show ha costruito il suo successo e la sua originalità e gli va anche riconosciuto il merito di aver conservato all’Italia una grande manifestazione motoristica di rilevanza internazionale. Dopo la scomparsa del Salone di Torino eravamo l’unico paese con una propria industria automobilistica a non avere un proprio Salone.
Poi è arrivata la crisi, quella generale dell’economia mondiale, o quantomeno europea, e dell’auto in particolare e il Motor Show non poteva non risentirne.
Gli espositori sono andati via via assottigliandosi e sono particolarmente dolorose le assenze che si registrano nell’edizione di quest’anno.
Colpa dei costi, dicono le marche che hanno rinunciato. Affittare un’area adeguata, attrezzarla e organizzare tutto quanto è necessario richiede investimenti non più sopportabili. E poi è colpa delle nuove regole e modalità della comunicazione che mettono in discussione l’utilità stessa dei Saloni dell’Auto così come li conosciamo.
Oggi si sa tutto subito e “prima”, senza più la necessità di “andare a vedere”.
Sarà sicuramente così, ma al fascino di un contatto diretto con i rituali di un Salone e, a maggior ragione, con la specialissima atmosfera di Bologna non vogliamo proprio rinunciare. Non per questione d’abitudine (e di età) ma per pura passione.
Al Motor Show di Bologna va pertanto il nostro plauso per il coraggio di esistere e resistere, e per la fiducia in una ripresa che, prima o poi, deve arrivare. Magari proprio con l’aiuto di eventi come questa particolare festa di fine anno del mondo dell’anno che troppi hanno voluto disertare. [MP]