JEEP Grand Cherokee
E’ stato il biglietto da visita che Marchionne ha presentato al presidente Obama quando in estate si sono incontrati a Detroit per la “benedizione” ufficiale (con tanto di sindacati plaudenti e di un clamoroso “grazie Sergio”) dell’alleanza Fiat-Chry
Pur affinata nell’aspetto generale e migliorata nell’aerodinamica la nuova Grand Cherokee resta inconfondibile nella classica immagine Jeep, con l’irrinunciabile frontale a barre verticali e sette feritoie e con le volumetrie da grande e robusta station wagon (4820 mm di lunghezza) con le sue generose promesse di spazio, versatilità e confort. Tutto il frontale risulta più incisivo e moderno anche per i gruppi ottici più eleganti ed efficienti e per la presa d’aria inferiore che si apre nella fascia paraurti.
L’allestimento interno e le relative dotazioni collocano più che mai questo SUV nell’area Premium del relativo segmento di mercato e la cosa è ben evidente nella particolare cura delle lavorazioni e nella qualità dei materiali.
Il modello nasce ancora sul pianale della M1 Mercedes ereditato dall’epoca in cui Jeep prendeva ordini e tecnologie da Stoccarda. Le sospensioni però sono ora completamente riprogettate e sono del tipo Quadra-lift (pneumatiche indipendenti sulle quattro ruote) e così la modernissima trazione integrale Select Terrain adattabile ad ogni tipo di terreno.
L’intervento di Fiat di maggior peso riguarda il motore che affianca il V8 di 5700 cc americano. Si tratta del Pentastar flex-fuel che può quindi funzionare a benzina o con biocarburanti. E’ un V6 di 3600 cc, 288 cc con il brevetto Fiat Multiair che elimina la farfalla di aspirazione e introduce la sovralimentazione e l’iniezione di diretta. Risultato: miglior coppia e potenza e, soprattutto, una riduzione dei consumi del 25%. Un propulsore che sarà fondamentale nel futuro di Chrysler tanto da sostituire ben sette motori preesistenti.