Alfa Romeo Stelvio - Testdrive

Prima presa di contatto sul severo percorso in Engadina e nel Parco dello Stelvio.

01 Mar 2017 Marcello Pirovano
Alfa Romeo Stelvio - Testdrive

Sankt Moritz e l’Engadina, le attorcigliate e impegnative strade del Parco dello Stelvio per salire e scendere da Livigno sono stati il teatro per la presa di contatto con la Stelvio nella prima delle due versioni per ora disponibili: quella diesel da 210 CV. Appena il tempo di cercare il pulsante di avviamento e ritrovarselo, come sulla Giulia, davanti agli occhi in alto sul volante, e via.

Fuori da Sankt Moritz la strada regala subito un immediato quanto inatteso livello di confidenza con l’auto, quasi la conoscessi da sempre. Superiore alle aspettative anche la sensazione di grande disponibilità di spazio e l’agilità con la quale si disegnano le frequentissime curve raccordate da corti rettilinei in salita e discesa.

Tre le risposte che emergono: la prima riguarda la disinvoltura con cui la Stelvio si beve i tornanti senza richiede troppo frequenti usi del cambio. Merito della coppia davvero godibilissima e pronta a mettersi a disposizione già a 1.750 giri e con bella progressione. Maria Grazia Lisbona, l’ingegnere responsabile dello sviluppo tecnico di questi motori e la sua squadra hanno fatto un ottimo lavoro. Per il mercato italiano questa motorizzazione è probabilmente la scelta che, al momento, si farà preferire.

Altra prova convincente la precisione e la prontezza di risposta dello sterzo. Sapere bene e subito dove sono le ruote, specie sulle strade di montagna, è di enorme importanza.
Infine hanno risposto al meglio i freni più che mai impegnati e senza accenni di “fading” (il pericoloso surriscaldamento) nelle lunghe discese. Ci sarà un motivo se nessun costruttore produce in casa gli impianti frenanti; forse si fidano, e fanno bene, di Brembo.
Accettabile, in condizioni di guida volutamente impegnata, il livello di rumorosità.

Il secondo motore, quello a benzina da 280 CV, ha messo fuori le unghie non appena si sono presentate le condizioni per un sorpasso nei rari allunghi e nei tratti piani a fondo valle, richiamati da secche scalate di marcia e affondi dell’acceleratore; qui la coppia è a 2.250 g/m. Un po’ ingombranti i paddles al volante che rischiano di interferire con la leva per i cambi di direzione. Nei due casi e date le condizioni d’uso, sono come sempre ottimisti i dati di consumo, ma nella norma e nei confronti con la concorrenza più qualificata.

In sintesi: fossi un produttore di SUV, tedesco, giapponese o coreano che sia, comincerei a preoccupami. Mi sentirei invece tranquillo se, come ha affermato Fabrizio Curci responsabile di Alfa Romeo per l’area EMEA, con Stelvio e Giulia dovessi partire alla conquista di qualcosa come 90 mercati di esportazione uscendo dalla centralità europea che finora ha contraddistinto, ma limitato, lo sviluppo internazionale del Biscione.

 

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