Infiniti Q30
Con la Q30, Infiniti gioca la carta dell’auto premium compatta.
Marchio premium che meriterebbe più attenzione, Infiniti si ripresenta in forze sui mercati europei con un modello che sembra fatto su misura per il Vecchio Continente: la Q30.
Lunga 4.425 mm su un passo di 2.700 mm e larga 1.805 mm (2.083 inclusi retrovisori) si pone a concorrenza dei modelli compatti premium, una classe di vetture che al momento gode di discreta fortuna.
La Q30 è l’evidente frutto delle sinergie ottenibili dai grandi accordidell’industria automobilistica e da questa sembra voler prendere il meglio. Non è un mistero che il marchio sia l’emanazione di lusso della Nissan, a sua volta facente parte dell’Alleanza con Renault e che quest’ultima abbia stabilito solide collaborazioni tecniche con Mercedes.
E così è innegabile come, a colpo d’occhio, la Q30 abbia un imprinting delle proporzioni che fa pensare alla Mercedes GLA (e ciò non è un male) mentre la gamma dei motori prende a piene mani dall’Alleanza franco-giapponese. Così, sulla struttura della baby-premium tedesca la casa ha costruito la sua interpretazione di vettura di segmento “C” per coloro che chiedono di più da modelli di questa categoria.
La Q30 fa di tutto per sedurre l’osservatore. Il design esterno è estremamente fluente e simile a quello del concept presentato al Salone di Francoforte nel 2013. A contrasto, spigoli vivi ben marcati, un frontale aggressivo e una coda dal caratteristico terzo montante a “Z”, a interrompere l’insieme. Le ruote dalle generose dimensioni (234/50R18 oppure 235/45R19) evidenziano l’assetto rialzato. L’impressione generale è che i designer Infiniti abbiano voluto realizzare un vettura suggestiva, che sembri correre anche da ferma.
Molto raffinato anche l’abitacolo, con sedili anteriori abbondanti, ben profilati e con poggiatesta integrati allo schienale. Sorprendentemente buona l’abitabilità posteriore, considerata la forma affusolata del padiglione.
Le versioni disponibili per il “primo assaggio” erano - come sempre accade - equipaggiate al meglio possibile, e va detto che negli allestimenti Premium “Tech”, “Café Teak” e “Gallery White” c’è ben poco da desiderare: Alcantara, tessuti tecnici, pelle con impunture a contrasto di colore e applicazioni di legno bene rappresentano il concetto di auto premium.
I vari pacchetti tecnici e di sicurezza, che includono la visione del veicolo a 360° durante le manovre, il detector degli oggetti in movimento, l’avviso di angolo cieco (finalmente con spie luminose di dimensioni convenienti), pur essendo opzionali a prezzi fra 1.220 e 2.050 euro a seconda delle versioni, sono un must per un veicolo che si fregia di essere esclusivo.
La gamma è composta da versioni a trazione anteriore e integrale AWD. Alla base ci sono il 1.600 cc da 122 CV e da 156 CV, questo con turbo e cambio sequenziale DCT 7 marce; quindi, nel solo allestimento Sport AWD+DCT con assetto più basso e freni sovradimensionati, il 2.000 cc turbo da ben 210 CV.
Due i diesel: 1.500 cc da 109 CV (manuale 6m oppure DCT 7m) e 2.200 cc da 170 CV, con DCT e, a scelta, trazione AWD. Piuttosto ampia la “forbice” dei prezzi: da 24.990 euro per la 1.6/122 CV fino a 44.060 euro per la 2.2d 7DCT AWD Sport City Black.
“Last but not least”, come va la Q30. A nostra disposizione la 1.5d, la 2.0T DCT AWD e la 2.2d DCT AWD. Nonostante il forte divario di potenza fra le tre, le varie Q30 hanno mostrato caratteristiche comuni molto positive. Posizione di guida valida e ben personalizzabile (si possono avere sedili a 3 memorie), assetto stabile, buona prevedibilità del comportamento in curva e comfort elevato sono i fattori più evidenti di una guida “di soddisfazione”.
Fra i “minus” metteremmo la visibilità posteriore, e anche per questo abbiamo consigliato l’Around View Monitor.
Valida, ma non eccellente come le premesse farebbero pensare, la frenata delle versioni Sport, con tanto di 4 dischi ventilati, di cui gli anteriori forati. Manca solo un po’ del mordente sportivo che uno si aspetterebbe, tutto qui.
Paradossalmente la versione che più ci ha soddisfatto è proprio la “piccola” 1.5d, la cui souplesse di marcia ben si combina con l’idea di vettura di un certo lusso, mentre i consumi medi dichiarati dal computer di bordo si sono sempre mantenuti entro i 6,5 l/100 km, cioè più di 15 km/litro.
Circa un litro in più ha invece chiesto la 2.2d, risultato più che accettabile se consideriamo la presenza del cambio automatico e della trazione AWD. Il vantaggio del 2.2d emerge soprattutto quando si chiede di più: nelle situazioni dove la 1.5d “veleggia” più che piacevolmente, la 2.2d progredisce in modo tangibile.
Infine la 2.0T, che si pone come la versione per chi non è disposto a rinunce. Rimane lo scotto del consumo, visto che il computer (di cui ci fidiamo) ha riportato meno di 10 km/litro, con medie di percorso non molto superiori a quella della 1.5d. Ma, si sa, la potenza in CV non è mai gratis e certe volte la disponibilità al sorpasso istantaneo è dote impagabile.